11/11/2012
Ugo Castellano, di Fondazione Sodalitas, all'evento conclusivo del Premio
Il web è in forte crescita, ma per ora
è la stampa periodica quella che dà più spazio al giornalismo
sociale: il maggior numero di articoli infatti appare ancora nei
settimanali e mensili italiani, rispetto a quotidiani e televisione.
Questa, in sintesi, la fotografia che emerge dalla prima ricerca
sullo stato del giornalismo di taglio sociale presentata in occasione
dell’evento conclusivo del Premio giornalistico di Fondazione
Sodalitas.
L’indagine, intitolata “Il
Giornalismo per il Sociale, tra cronaca e responsabilità”,
realizzata dalla società indipendente di ricerche e consulenza
Astarea, è stata effettuata per celebrare il decimo anniversario del
riconoscimento che Fondazione Sodalitas ogni anno assegna a
giornalisti e operatori dell’informazione che si sono distinti per
aver approfondito temi di particolare rilevanza sociale e umanitaria.
In questo decennio, sono stati oltre
1.400 i giornalisti coinvolti nell’iniziativa, nata per favorire la
crescita di una cultura dell’informazione più attenta ai problemi
sociali. «Nell’occasione di un anniversario importante», ha detto
Ugo Castellano di Fondazione Sodalitas, «abbiamo deciso di
riflettere sull'evoluzione dei contenuti di un settore
dell'informazione che ha assunto, nel tempo, un'importanza sempre più
tangibile. Lo studio ha evidenziato che il giornalismo sociale spesso
è stato in grado, in questi ultimi dieci anni, di individuare i
reali ambiti di emergenza della società, e che ha preferito
informare piuttosto che stupire, guardando agli avvenimenti con una
prospettiva positiva».
L’indagine è stata realizzata
analizzando 342 articoli selezionati dalle Commissioni di valutazione
del Premio dal suo avvio fino a oggi. Ossia, circa il 10% di tutti i
pezzi pervenuti a Fondazione Sodalitas nel corso degli anni. Un
campione, insomma, piuttosto significativo della produzione italiana
relativa a questo ambito del giornalismo.
Quanto ai risultati, è ancora la carta
stampata il mezzo che ospita il maggior numero di articoli che
riguardano il sociale, specie quella periodica (media degli anni:
42%), seguita dai quotidiani (media 34%) e dal Web (19%).
Peraltro,
lo studio evidenzia che lo spazio delle questioni sociali, nella
produzione di notizie on line, aumenta sistematicamente nel tempo
(più del 30% degli articoli dal 2010 a discapito della stampa
quotidiana che nello stesso anno si attesta al 23%): «Una crescita»,
commentano gli estensori della ricerca, «dovuta probabilmente anche
alla sua maggiore efficacia in termini di tempestività e praticità
della diffusione della notizia».
«Negli ultimi dieci anni», prosegue
l’analisi di Fondazione Sodalitas e Astarea, «il giornalismo
sociale si è principalmente occupato di tre grandi temi: l’insieme
degli argomenti chiamati “Altro da noi” (28%), in cui
confluiscono i temi dell’immigrazione, dei Paesi in via di Sviluppo
e dei conflitti nel mondo; gli argomenti che riguardano le condizioni
economiche (23%), tra cui il lavoro; infine, la salute (20%), che
comprende le malattie, il disagio psichiatrico la disabilità.
Il lavoro, in particolare, guardando al
suo andamento negli anni, ha registrato un picco di interesse tra il
2007 e il 2010, in corrispondenza di periodi particolarmente critici
per il nostro Paese, a dimostrazione di come il giornalismo sociale
possa efficacemente dare voce in tempo reale alle urgenze della
collettività.
Un fenomeno che però non avviene
sempre e in tutti gli ambiti. Dall'indagine, infatti, sono emersi
come argomenti meno trattati la scuola, la cultura e lo sport
(di cui si parla complessivamente nel 6% dei casi), oltre che
la famiglia e i diritti civili (10%): una carenza sintomo della
scarsa vicinanza della stampa sociale alle agenzie di socializzazione
primaria.
L’indagine si sofferma anche sullo
stile: ebbene, chi scrive di sociale preferisce uno stile piano e
descrittivo (61%) finalizzato alla comprensione e all'immediatezza,
piuttosto che l’uso di figure retoriche (22%), o di toni enfatici
(13%). I periodici tuttavia – che per ampiezza, tempo di lettura e
lontananza dalla sezione cronaca consentono un uso più libero della
penna – utilizzano lo stile piano con minore frequenza rispetto ai
quotidiani (52 contro 65%) e al web (68%), il cui orientamento
stilistico è ovviamente influenzato dalle esigenze di leggibilità e
di massima chiarezza.
«Quanto più l’articolo tende verso
uno stile piano e descrittivo, tanto più il titolo rinuncia a
offrire una sintesi chiara e univoca», sottolinea lo studio. «Alla
funzione prettamente informativa subentra infatti un’opposta
strategia di ricerca di attenzione, che fa leva piuttosto sulla
curiosità e sul coinvolgimento emotivo.
Questa diffusa difformità
tra stile dell’articolo e stile del titolo evidenzia, secondo gli
analisti, la presenza di un gap tra lo stile del cronista e quello
con il quale la testata riassume, fa circolare il pezzo all’interno
del giornale e lo promuove ai lettori.
Il genere giornalistico di gran lunga
preferito da chi si occupa di sociale è il racconto (utilizzato
nell’82% dei casi) che risponde efficacemente all’esigenza di
rappresentare lo svolgimento degli eventi e dei loro protagonisti. In
altre parole, nel Giornalismo Sociale prevale l’idea della “presa
diretta” sull’avvenimento, a discapito dei commenti (7%).
Questo approccio è confermato anche
dall'intento con cui il giornalismo sociale si rivolge ai lettori:
dominante infatti è l'invito a capire e approfondire (67%) anche
fenomeni non necessariamente vicini o familiari ma comunque
prioritari.
Da notare anche il fatto che il 16% degli articoli punta
a un coinvolgimento diretto del lettore nelle questioni descritte
invitandolo a prendere posizione. Un orientamento che nella stampa
periodica si rintraccia più di frequente rispetto agli altri mezzi
(30% contro la media del 25).
Infine, meno pietismo, più positività.
Oggi, il giornalismo di ambito sociale, nella maggior parte dei casi
(63%), dà visibilità a esperienze di segno positivo, piuttosto che
negative.
Qualche parola, in conclusione, su
Fondazione Sodalitas, ideatrice del Premio e promotrice della
ricerca. La Fondazione, nata nel 1995 su iniziativa di Assolombarda e
un primo gruppo di 14 imprese, oggi aggrega oltre 90 imprese, con le
quali sviluppa progetti di sostenibilità per l’ambiente, il
lavoro, la comunità, il mercato. Si tratta di imprese (che danno
lavoro nell’insieme a 800.000 persone) che rappresentano il 30% del
Pil nazionale. Fondazione Sodalitas promuove inoltre lo sviluppo
manageriale delle organizzazioni nonprofit, e lavora a fianco della
scuola formando ogni anno 2.000 giovani al mondo del lavoro.
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