01/10/2012
«Ci aspettiamo sia soprattutto il lancio di una battaglia culturale. Di fronte a un’Italia sempre più introversa e piegata su se stessa, mettere al centro il dibattito sulla cooperazione internazionale allo sviluppo è un aprirsi al mondo».
Le parole sono di Gianfranco Cattai, presidente dell’Associazione delle Ong Italiane (Aoi) e della Focsiv, la Federazione degli organismi umanitari di matrice cristiana. Cattai non nasconde di avere grandi attese dalla due-giorni di Milano,
che si è aperta questa mattina. Non tanto e non solo per i risultati
immediati che il Forum potrà portare nell’immediato, quanto per la
prima tappa che lo stesso evento sembra rappresentare, in vista di un
cambio di rotta che rimetta al centro il tema dell’aiuto pubblico allo
sviluppo, tanto a lungo negletto e dimenticato dai governi che si sono succeduti nel nostro Paese, almeno negli ultimi 20 anni.
– Cattai, è pensabile che la Cooperazione Italiana, dopo il quasi
azzeramento delle risorse, torni a sostenere in modo adeguato le Ong e
il mondo del volontariato internazionale?
«La questione non è tanto sui fondi, che comunque in tempo di cupa crisi sarebbero esigui, ma di una riflessione complessiva sulle scelte del nostro Paese, sulla capacità di coerenza complessiva del “Sistema Italia”. Specie per quanto riguarda il lato Nord e Sud del Mediterraneo. Si fa buona cooperazione prima con le idee, poi anche con le risorse.
In prospettiva speriamo che anche i soldi arrivino, e che siano
abbondanti, ma per ora è prioritario ripensare tutto il sistema, da
troppi anni inceppato.
Gianfranco Cattai.
– E quali sono i punti chiave di un nuovo sistema di cooperazione, secondo l’Associazione delle Ong e Focsiv?
«Sono diversi, ovviamente. Partiamo dalla collaborazione fra profit e non profit. Il mondo delle imprese e delle società non è la panacea dei mali. Ma occorre avviare finalmente sinergie sane e positive. Questo è fondamentale».
– Il varo della nuova legge tanto attesa è fra queste priorità?
«Ovviamente sì, la legge attuale è di 25 anni fa, nel frattempo è cambiato il mondo. Tuttavia, è difficile esprimere una valutazione sul testo che andranno a discutere al Senato, perché ancora non lo si conosce.
È stata annunciata una sintesi tra le diverse proposte presentate, ma
questa sintesi terrà conto anche di quanto emergerà dal Forum. In ogni
caso, non vogliamo una qualsiasi legge purché nuova, vogliamo una legge migliorativa».
– Si parla di Fondo Unico e di Agenzia di gestione. Qual è la vostra posizione?
«Siamo tutti d’accordo su queste cose. Il Fondo Unico è fondamentale per avere interventi coerenti e coordinati. Oggi diversi ministeri dedicano fondi alla cooperazione, ma uno non sa cosa fa l’altro. Il Fondo Unico permetterebbe innanzitutto di sapere, e poi di armonizzare e coordinare. Tutti
i finanziamenti governativi – comprese le missioni di pace
internazionali – dovrebbero entrare in quello stesso contenitore.
Riguardo all’afflusso delle risorse private in quello stesso fondo, ci
sono posizioni diverse anche tra le Ong. Quanto alla creazione di un’Agenzia di gestione, chiediamo che sia un organismo tecnico, di supporto e non di ostacolo al ministero degli Esteri e alle Ambasciate, ma che sia in grado di snellire e rendere efficaci e trasparenti le procedure di gestione».
Luciano Scalettari