13/10/2011
Racconta del periodo della guerra civile che ha insanguinato il suo Paese, la Costa d’Avorio. Gli occhi lucidi, il pensiero alla sua gente, ai suoi fedeli. Ma non solo. La preghiera è per tutti, cristiani e non, senza distinzioni di fede o di etnia. Sono stati mesi duri quelli appena conclusi. Ora resta tanto rancore, sentimenti di vendetta e di odio. Difficile predicare l’amore in questo contesto. “Il periodo della guerra civile è stato pieno di tensione e di preoccupazione altissima per la mia gente: mai avevo vissuto uno stress così forte in tutta la mia vita. Sono stato preoccupato non solo per i fedeli della mia diocesi ma per tutta la popolazione, di qualsiasi fede. Vivere ogni istante nella paura di essere ucciso, sia quando si è nelle proprie abitazioni, sia quando si esce per strada, è stata un’esperienza molto dolorosa”. A parlare è il vescovo di Yopougon, periferia di Abidjan, capitale economica della Costa d’Avorio, monsignor Jean Salomon Lezoutiè, che in Italia ha partecipato a metà ottobre alla festa dei 30 anni di fondazione della Comunità Missionaria di Villaregia, che ha una sua sede proprio nella città ivoriana.
La guerra civile che ha investito la Costa d’Avorio ha visto contrapposte le forze fedeli al presidente uscente, Laurent Gbagbo e i sostenitori del presidente eletto, Alassane Outtara. Nel periodo più caldo, tra il novembre del 2010 e l’aprile del 2011, il conflitto ha provocato oltre 3mila morti. Il Paese ora si prepara a nuove elezioni, questa volta politiche, l’11 dicembre.
Il vescovo, noto per la sua franchezza e per la presenza costante a fianco dei suoi fedeli, racconta come è la situazione attualmente ad Abidjan.
“Ora nella città è tornata la pace, non sappiamo ancora per quanto tempo, ma la guerra è finita. Speriamo che la pace e la convivenza tra i popoli restino per sempre. Il periodo della guerra civile è stato doloroso, con altissima preoccupazione per la gente della mia diocesi. Abbiamo vissuto con due presidenti, ma questo non poteva essere”.
Quale è stato l’apporto della chiesa?
“La presenza della chiesa locale, delle parrocchie, di tanti sacerdoti è
stata di fondamentale importanza. La diocesi di Yopougon è una delle
più grandi della Costa d’Avorio con oltre 2 milioni di abitanti. I
cattolici sono circa 500mila e la chiesa ha cercato di fornire un
sostegno morale, un accompagnamento spirituale e umano. Sono cose che
soprattutto in momenti come la guerra non sono affatto da trascurare.
Importante anche la presenza dei missionari che hanno accolto anche
migliaia di profughi senza prendere mai alcuna posizione politica. Di
questo la gente si è accorta e tutti si sono sentiti accolti”.
Cosa è rimasto oggi a Yopougon?
“Nel cuore della gente è rimasto un dolore molto forte, sentimenti di
vendetta e rancore, la delusione di aver comunque perso una guerra. È
stata una ‘perdita’ per ciascuna fazione politica. E ora, predicare
l’amore in questo ambiente è molto difficile”.
Monsignor Lezoutiè, ex rettore del grande seminario di Anyama ed ex
vescovo della diocesi di Odiennè, ricopre ora l’incarico di guidare una
delle diocesi più grandi della Costa d’Avorio con oltre 2 milioni di
abitanti, di cui 500mila cattolici. Di fronte alla crisi post-elettorale
e alla grande sofferenza del suo popolo, il vescovo ha deciso di
inviare una lettera aperta ai due presidenti, Laurent Gbagbo e Alassane
Ouattara. Per il prelato, infatti, “il Paese è vissuto con due
presidenti ma non è una situazione buona per la popolazione”. Il vescovo
ivoriano ha poi ringraziato la Comunità missionaria di
Villaregia per i 30 anni della loro vita e per la loro presenza in Costa
d’Avorio. A Yopougon i missionari sono presenti dal 1991 con un centro
di formazione missionaria e tre centri medici che forniscono assistenza
alla popolazione della zona.
Serena Sartini