30/12/2011
Foto Ansa.
La tendopoli di Manduria ha affrontato due emergenze. In primavera l'arrivo di oltre tremila profughi tunisini, in maggioranza giovani uomini; c'erano anche nuclei familiari con bambini e donne in stato interessante trasferiti rapidamente nei Cara, i centri di accoglienza per i richiedenti asilo. A partire da maggio e per tutta l'estate, poi, il Centro di accoglienza e identificazione ha accolto migliaia di profughi in fuga dalle prigioni libiche: in gran parte cittadini dei paesi dell'Africa subsahariana. Si trattava di nuclei familiari. La tendopoli si è riempita di donne e bambini. Ospitati anche cittadini di paesi asiatici che lavoravano in Libia e in altri paesi nordafricani.
Le due fasi sono state contraddistinte da due diverse gestioni. L'emergenza tunisini è stata governata dal ministero dell'Interno attraverso la prefettura di Taranto. In estate la mano è passata alla Protezione civile. L'organizzazione del campo, dal punto di vista dell'accoglienza, del vitto e della mediazione culturale, è stata appannaggio del consorzio “Nuvola”. All'interno del campo di Manduria hanno operato numerose organizzazioni umanitarie: dall'Alto commissariato per i rifugiati (l'Unhcr) alla Croce Rossa; da Save the Children, che ha portato assistenza ai minori, alla Caritas, all'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
Tantissimi i volontari giunti da tutta la Puglia e anche da altre parti d'Italia per dare il proprio aiuto tra marzo e aprile, quando il Centro di accoglienza e identificazione ha ospitato i profughi tunisini. La solidarietà non si arresta. La Croce Rossa ha aperto una sede a Manduria con un obiettivo preciso: aiutare gli immigrati rimasti in provincia di Taranto e che hanno scelto di costruire in Puglia il proprio futuro. L'ufficio è un centro di ascolto. Da segnalare anche il lavoro svolto dall'associazione onlus “Naturalmente a Sud” di Manduria con lo sportello migranti al quale si sono rivolti molti profughi giunti in aprile alla tendopoli.
Fulvio Colucci