Non dimentichiamo i bambini siriani

Prosegue la campagna dell'Unicef per le vittime del conflitto in Siria, tra le quali molti bimbi. Mancano cibo, acqua e beni di prima necessità. Appello alla generosità degli italiani.

08/08/2012
Un bambino siriano goca con il fucile del padre in un villaggio vicino ad Aleppo (Reuters).
Un bambino siriano goca con il fucile del padre in un villaggio vicino ad Aleppo (Reuters).

«Sotto le bombe che cadono in Siria ci sono anche i bambini», lo ricorda Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, il quale rinnova un appello alla solidarietà degli italiani perché non rimangano insensibili alla crisi umanitaria che colpisce la popolazione siriana. Dallo scorso gennaio, l'Unicef e le organizzazioni partner hanno raggiunto 250.000 persone con assistenza umanitaria, inclusi oltre 185.000 bambini e adolescenti. Soltanto a luglio sono state aiutate 94.000 persone, il 90% bambini. Per rispondere ai bisogni dei piccoli siriani l'Unicef sta operando in tutti i settori fondamentali: sanità, nutrizione, acqua, igiene, istruzione, protezione dell'infanzia e fornitura di generi di primo soccorso.

L'Unicef sta intervenendo anche in Giordania, Libano, Iraq e Turchia dove si sono rifugiate 129.927 persone. A fine luglio il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha deciso di stanziare 500 mila euro della Cooperazione italiana per finanziare il piano di emergenza dell’Unicef. «In questo modo 2.500 tra bambini e adolescenti siriani, rifugiati in Libano, potranno essere inseriti nelle scuole pubbliche locali e usufruire dei programmi di assistenza psicologica per superare i traumi delle violenze nel loro Paese», ha dichiarato il presidente dell'Unicef Italia, Giacomo Guerrera.  

Sulla guancia destra di questo bambino di Aleppo è scritta in arabo la parola "Libertà", durante una manifestazione di protesta contro il presidente siriano Bashar al-Assad (Reuters).
Sulla guancia destra di questo bambino di Aleppo è scritta in arabo la parola "Libertà", durante una manifestazione di protesta contro il presidente siriano Bashar al-Assad (Reuters).


«Siamo molto preoccupati per l'escalation di violenze in Siria», dice Andrea Iacomini, «specie per i tanti bambini che non sono riusciti a fuggire verso i confini e sono rimasti all'interno di città come Damasco o Aleppo, vittime innocenti di un vero massacro a "porte chiuse". Mancano cibo, acqua e beni di prima necessità. Facciamo molto, ma  occorre fare di più. Siamo molto indietro con la raccolta fondi che l'Unicef ha fissato a 41 milioni di dollari».

E aggiunge: «Mi appello alla generosità sempre forte degli italiani perché non giudichino questa guerra solo una "proxy war", una guerra per procura, come l'ha definita giorni fa il Segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ma vadano oltre, oltre l'idea di scontri geopolitici tra Stati o religioni, oltre l'idea di zone del mondo sempre in guerra tra loro e litigiose, perché in Siria migliaia di bambini stanno morendo o sono in difficoltà per colpe che non gli appartengono. Aiutateci senza pregiudizi».

Tutte le informazioni sui progetti dell’Unicef per la Siria si trovano sul sito www.unicef.it. Si può aderire alla campagna su Facebook e anche su Twitter, utilizzando l'hashtag #anche io sto dalla parte dei bambini siriani.

Roberto Zichittella
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Postato da curiazo il 12/08/2012 19:25

dove sono i Gino Strada, i compagni mitici di Arrigoni o delle 2 Simone, i centri sociali con annessi e connessi, il Manifesto e Giuliana Sgrena, quelli di rai 3, Di Liberto, Bertinotti e C, pronti a manifestare e sputare veleno se un bimbo di Gaza inciampa e si rompe una gamba su una strada sconessa? x colpa,ovvio, dell' embargo israeliano. Zitti e Mosca alleata del criminale Assad . Nessuna critica a Putin: quelle sono riservate all' amicizia (certo non commendevole) con SB !

Postato da branda il 08/08/2012 12:58

L’Aduc ha recentemente presentato un esposto all’Autorità garante per la concorrenza per “pubblicità ingannevole”, contro la campagna martellante della Conferenza episcopale italiana per orientare le scelte dell’Otto per mille. In particolare con la pubblicità del ‘chiedilo a loro’ dove, denuncia l’Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, si fa riferimento alle opere caritatevoli della Chiesa, ma senza indicare quanto denaro viene messo a disposizione dei fondi raccolti. Come emerge dagli stessi rendiconti della Cei, ben poco di questo denaro viene elargito effettivamente in solidarietà. Ma gli spot, contesta l’Aduc, sono fuorvianti perché “lasciano intendere che l’intero contributo (e non una sua minima parte) è destinato agli scopi pubblicizzati”. Per questo l’associazione parla di pubblicità ingannevole, chiedendo l’intervento dell’Authority. E’ noto come gli spot commissionati dalla Chiesa per raggranellare denari siano quantomeno discutibili per forma e approccio, battendo sul tasto del compassionevole per diffondere l’immagine di una Chiesa buona e caritatevole, evitando accuratamente di fornire dati e cifre. Anche quando i soldi spesi per il puro marketing sono molti di più di quelli concretamente elargiti ai bisognosi. Lo stesso anche in Siria?

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