03/11/2012
Tutte le fotografie di questo servizio, copertina inclusa, sono di Francesco Cavalli.
Se scendi velocemente ti si chiudono le
orecchie. Da Gerusalemme ti basta mezz’ora. E quando arrivi, sei
giunto nel punto più basso della terra. Noi ci siamo andati per
riflettere sulla crisi in cui siamo precipitati e, soprattutto, per
capire come ne possiamo uscire. Tutti i giorni siamo costretti a fare
i conti con un mondo in cui crescono insicurezza, disuguaglianze,
ingiustizie e intolleranza. Ci arrabbiamo ma poi spesso ci
arrendiamo, lasciamo correre. Se vai a Gerico ti rendi conto che la
prospettiva cambia. Sei sul punto più basso e se vuoi uscirne devi
decidere come fare. Alzi gli occhi e vedi solo montagne aride da
scalare.
Il sindaco di Gerico va dritto al punto: «Per risalire da Gerico verso Gerusalemme ci vuole la volontà umana». Quella stessa volontà che dobbiamo assolutamente trovare per uscire dallo sprofondo in cui siamo finiti. Discuteremo a lungo su come abbiamo fatto a cadere così in basso ma ora è più importante riconoscerlo e cercare di uscirne. Forse qualcuno non ha ancora capito che stiamo rischiando grosso e che se non cambiamo andremo incontro a un confronto brutale. Il futuro che ci attende non è buio solo per gli abitanti di questa terra. Lo è anche per tutti noi che abbiamo il privilegio di viaggiare nei piani alti della nave. Dobbiamo cominciare a fare le cose diversamente perché così ci stiamo distruggendo, noi, la nostra vita, quella di tantissime altre persone, ricchezze, risorse naturali, esseri viventi, valori e comunità.
Vista da Gerico, la risalita non è impossibile. Abbiamo tutti i mezzi che ci servono. E noi che ci siamo stati abbiamo individuato dieci tracce da seguire. Tracce provvisorie ma precise.La prima: cambiare strada, ridefinire la direzione in cui andiamo. Seconda: scegliere e riordinare i valori che ci debbono guidare. Terza: ripartire dal basso. Il cambiamento comincia da ciascuno di noi e dalle città in cui viviamo. Quarta: aumentare la coerenza tra valori/indirizzi nuovi e attuazioni. Quinta: camminare assieme, non da soli. Sesta: costruire una nuova economia sociale e solidale. Settima: ridurre passo a passo l’impatto sull’ambiente e le risorse naturali. Ottava: ripensare le istituzioni e adeguarle ai nuovi valori, obiettivi, metodi e dimensioni. Nona: riconcepire la politica e i metodi decisionali. Decima: educarci ed educare alla pace, alla giustizia, ai diritti umani. Il cambiamento non è un sogno: è un percorso. L’impegno che ci siamo presi è di cominciare oggi non domani, senza aspettare che lo faccia qualcun altro, camminando passo dopo passo, con il nostro carico di fatiche e contraddizioni.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace