31/10/2012
La delegazione della Marcia della pace Perugia-Assisi nella comunità beduini alle porte di Gerusalemme. Tutte le fotografie di questo servizio sono di Roberto Brancolini.
«Per costruirla hanno dovuto
sporcarsi le mani. Sono venuti in tanti ad aiutarci e non si sono fatti troppi
problemi. Erano diversi, suore comboniane, cooperanti italiani, volontari
israeliani, funzionari europei ma il giorno in cui abbiamo costruito la scuola
erano tutti uguali». Abu Khamis, portavoce della comunità di beduini che
incontriamo alle porte di Gerusalemme, ci racconta della scuola di gomma che ha
cambiato la vita di un centinaio di bambini palestinesi e ci consegna
un’immagine che parla di terra e di pace.
Terra in cambio di pace è stata
l’idea che per più di venti anni ha alimentato le speranze di pace in Medio
Oriente. «Due Stati per due popoli»: la formula magica che le diplomazie di
tutto il mondo hanno adottato per risolvere il conflitto israelo-palestinese. «Ma mentre noi palestinesi dicevamo "pace, pace, pace"», dice Suad Amiry, gli israeliani pensavano "terra, terra,
terra" e costruivano insediamenti da tutte le parti. E oggi non c’è più spazio
per costruire il nostro stato».
Se non vieni da queste parti, fai fatica a
crederci. E soprattutto fai fatica a capire a chi devi credere. Ma poi quando
lo vedi con i tuoi occhi ti devi arrendere all’evidenza. I funzionari delle
Nazioni Unite che ci accompagnano nel nostro viaggio ci parlano della minaccia
che incombe sulla comunità beduina di Abu Khamis: «Gli israeliani li vogliono
cacciare perché vogliono questa terra. Qui dovrà sorgere un altro insediamento ebraico
che separerà definitivamente il nord e il sud della Cisgiordania. Scacciare
queste persone dalla terra dove vivono dal 1948 non è solo ingiusto, è illegale
com’è illegale costruire gli insediamenti nei Territori palestinesi occupati».
Qui il problema non è più cosa fanno gli israeliani ma cosa fa la comunità
internazionale. E’ stato calcolato che dal 1991 (data di avvio dei negoziati
israelo-palestinesi) al 2010 il mondo ha speso ben 12 trilioni di dollari per
sostenere il processo di pace. Una somma impressionante. Ma i risultati
descrivono un fallimento clamoroso che oggi ci consegna una situazione
esplosiva, impregnata di violenza, sofferenze e ingiustizie. E il silenzio che
la circonda è inquietante.
Flavio Lotti,
coordinatore nazionale della Tavola della pace