10/07/2012
Foto di Stefano Stimamiglio.
Daniel
ha 9 anni, e va a scuola, come è normale per tutti i suoi coetanei.
È un rom, uno zingaro come si è sentito chiamare molte volte.
Chiara, 8 anni, è una bambina cinese, di via Paolo Sarpi, la famosa
Chinatown milanese. Alessia, sua coetanea italiana, frequenta la
scuola dello stesso quartiere. Preparano insieme degli animaletti di
pasta di sale che il giorno successivo regaleranno agli anziani della
casa di riposo che tutte le estati vanno a trovare.
Daniel,
Chiara, Alessia sono alcuni dei 38 bambini milanesi delle Scuole
della Pace della Comunità di Sant’Egidio in vacanza in Valle
Imagna, tra le montagne bergamasche. Per loro, questa settimana è
l’unica possibilità di vacanza per lasciare la città. Ma è anche
l’occasione per continuare le attività svolte durante l’anno:
l’aiuto scolastico, l’educazione alla solidarietà e alla
costruzione della società del vivere insieme. Le camere in cui si
dorme, i tavoli da pranzo, le squadre dei giochi, i gruppi delle
attività, composti da bambini rom e non rom, italiani e stranieri,
rappresentano un sogno per la città di Milano. Un sogno che con le
Scuole della Pace diventa un progetto di convivenza concreto e
realizzato.
Accanto
a giochi, gite, visite ad un’oasi del Wwf e spettacoli serali, il
tema della vacanza è l’amicizia tra persone che parlano lingue diverse, appartengono a culture differenti, sono nate in Paesi lontani. Il tema, in una parola, è il confronto con l'"altro". Anche per questo, un
momento centrale è la festa finale presso la vicina casa di riposo,
quando i bambini raccontano le attività fatte durante la settimana,
arrivando a commuovere gli anziani. Potrebbe sembrare strano chiedere
di aiutare gli anziani e di confrontarsi con la fragilità della
vecchiaia a bambini che spesso vivono quotidianamente veri e propri
drammi; eppure, la risposta è la naturalezza con cui Valeriu, rom
romeno di 10 anni, veterano delle vacanze in Valle Imagna, spiega che
anche quest’anno ha preparato una lettera e un regalo per Anna, 92
anni.
Si sono dati appuntamento la scorsa estate. «Nessuno è così
piccolo o così povero da non poter aiutare gli altri», spiegano
alla Comunità di Sant’Egidio. Aiutare gli altri dà dignità e
crea un sentimento inclusivo di appartenenza. È questa la risposta
della Scuola della Pace ai bambini rom, che spesso si sentono
cacciati dalla città in cui vivono, o ai cinesi, magari nati a
Milano, ma che vivono un forte conflitto tra l’identità dei
genitori e quella italiana.
In
ogni momento della giornata, i volontari della Comunità di
Sant’Egidio, soprattutto liceali e universitari, accompagnano i
loro amici più piccoli. Assieme a loro, ci sono anche Cristina e
Tereza, due ragazze rom che frequentano le superiori e che, dopo
essere cresciute alla Scuola della Pace, hanno chiesto a loro volta
di aiutare.
«I poveri nostri fratelli», «Essere familiari dei
poveri», sono espressioni che raccontano lo spirito con cui la
Comunità di Sant’Egidio vive la settimana di vacanza e l’amicizia
fedele durante l’anno. «Mi sono venuti a cercare dappertutto»,
spiega Vladut, rom romeno che negli ultimi anni ha subito più di 30
sgomberi, l’ultimo a febbraio. A giugno, ha tagliato un traguardo
importante: è stato promosso in seconda elementare. Era al terzo
tentativo: gli anni scorsi era stato bocciato per le troppe assenze.
A causa degli sgomberi. Il suo sogno è la casa, che vuol dire anche
alcuni “comfort” che per un bambino milanese dovrebbero essere
scontati. Come la doccia. In vacanza in Valle Imagna, alle 18.30,
scatta ogni giorno “la battaglia”: Vladut va sotto la doccia e
non vuole mai uscire, gioca con l’acqua, si lava con il
bagnoschiuma tre o quattro volte. Soltanto il menu della cena e lo
spettacolo serale riescono alla fine a convincerlo ad uscire dalla
doccia…
Stefano Pasta