Sant'Egidio, una vacanza arcobaleno

Abbiamo seguito 38 bambini milanesi (italiani, cinesi, rom) delle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio in vacanza in Valle Imagna, nel Bergamasco.

Il Celeste Impero nel cuore di Milano

10/07/2012

«È stato bello vedere crescere l’impegno civico dei bambini e ragazzi cinesi delle nostre Scuole della pace a Milano in questi anni. Contrariamente a quello che si pensa i cinesi qui da noi sono integrati». Elisa Giunipero, 38 anni, ricercatrice di storia contemporanea e docente di Storia della Cina contemporanea all’Università Cattolica di Milano, ci tiene a smentire la favola della comunità cinese come un ghetto separato dalla vita della città.


Un po’ di merito è certamente anche della Comunità di Sant’Egidio e dell’intenso lavoro fatto in questi oltre 20 anni di presenza della comunità fondata da Andrea Riccardi nel capoluogo lombardo. Elisa Giunipero è la responsabile delle Scuole della Pace di Sant’Egidio a Milano, un’esperienza fatta di incontri bisettimanali animati da giovani volontari liceali o universitari della comunità. «Si tratta di un’iniziativa offerta gratuitamente per educare i bambini e i ragazzi alla pace e alla solidarietà oltre ad insegnare loro la lingua e la cultura italiane, cerchiamo di trasmettere ai più piccoli anche una concreta educazione alla pace anche con attività di volontariato, come ad esempio la visita agli anziani», precisa la docente universitaria.

Organizzata nel pomeriggio come doposcuola, i volontari di Sant’Egidio fanno interagire i bambini – di varie nazionalità oltre a quella cinese – con giochi, canti e lezioni interattive per far sì che il tempo trascorra in maniera divertente oltre che utile e costruttiva.

«Altre iniziative legate alla scuola della pace sono il “Rigiocattolo”, la vendita di giocattoli usati per finanziare il nostro progetto Dream in Africa per la lotta contro l’Aids, e la settimana di vacanza estiva aperta ai ragazzi della Scuola», precisa ancora Elisa Giunipero.

Oltre che nel quartiere cinese, la Scuola della pace è stata attivata anche a Corvetto, un quartiere popolare della metropoli lombarda: «Lì i veri protagonisti sono i bambini rom, quelli dei famosi sgomberi di via Rubattino. Ma ci sono anche bambini marocchini e italiani», dice la Giunipero. «L’idea è la stessa: promuovere un’educazione alla convivenza e alla pace senza annullare le differenze ma anche senza esasperarle». La terza Scuola è, per così dire, itinerante: «È nata in seguito agli sgomberi degli ultimi anni nei campi rom e si cerca di seguire personalmente una galassia di bambini che sono in strada e che assistiamo, per così dire, privatamente». 

Tornando alla comunità cinese a Milano, Sant’Egidio ha incominciato a lavorare con lei nel 1992, 20 anni fa esatti. I cinesi, comunità a sé stante? «Negli anni abbiamo visto tante trasformazioni nella comunità cinese, che è molto variegata al suo interno. Questa esperienza di conoscenza diretta, incontro, amicizia e convivialità con le famiglie ci ha permesso di entrare in sintonia con questa realtà, percepita dagli italiani come omogenea e impenetrabile: invece è una realtà molto varia e differenziata», risponde la docente.

Che poi precisa: «La realtà cinese è molto stratificata. Da un lato esistono grandi differenze socio-economiche tra le varie famiglie: ci sono cinesi ricchi e cinesi poveri, e la differenza tende ad aumentare. Esiste poi una stratificazione nel tempo a seconda della data di arrivo in Italia: ormai parliamo di terze e quarte generazioni cinesi (il primo cinese registrato all’anagrafe di Milano è del 1910) e quindi la mentalità varia molto tra chi è qui da più tempo e chi è appena arrivato. Infine esistono differenziazioni a seconda della provenienza: da Nord a Sud la lingua e la cultura variano molto. Se uno parla solo il dialetto locale, non si capisce con gli altri connazionali provenienti dalle altre regioni e fa più fatica quindi ad integrarsi». 

Sta crescendo, infine, il problema dell’identità nazionale dei cinesi nati a Milano e in bilico tra il sentirsi italiani e il sentirsi cinesi. «Molti dei bambini che seguiamo sono nati a Milano e sono milanesi, si vivono tali. Ciascuno di loro vive comunque un problema di identità nazionale, visto che molti minori cinesi fanno la spola tra Italia e Cina anche per anni interi a causa degli studi. Questo, e forse anche la mancanza di una legge sul diritto di cittadinanza più generosa, non li aiuta ad assumere una loro identità specifica», conclude la donna.

Stefano Stimamiglio

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