28/06/2010
Sergio Marelli, direttore di Focsiv (la Federazione delle Ong di matrice cristiana) e portavoce della Gcap, la coalizione italiana contro la povertà.
«Il G8 della vergogna cancella gli impegni di Gleneagles e volta le spalle ai poveri» (Oxfam-Ucodep); «Zero in condotta per i leader mondiali» (Actionaid); «Vertice inutile, Italia in fuori gioco, tutto rinviato» (Gcap Italia); «Basta con la danza delle elemosine e i tagli al sociale» (Fair); «Governo italiano come la Nazionale di calcio, in campo senza risultato» (Focsiv); «Piano per la salute materno-infantile: segnale positivo ma insufficiente» (Amref).
Quanto mai eloquenti i commenti della società civile, del mondo delle Ong e del volontariato internazionale all’inconcludente vertice dei G8/G20 di Toronto. Parole di fuoco, unanimi, di amarezza e delusione. Una condanna senza mezzi termini per l’occasione perduta nella lotta alla miseria e nella faticosa costruzione di un mondo migliore, meno diseguale.
I due summit (degli 8 Grandi e dei 20 Paesi di maggior peso dal punto di vista delle rispettive economie) si sono conclusi con un nulla di fatto, rispetto agli impegni per la riduzione della povertà nel pianeta, per il raggiungimento degli Obiettivi del millennio e per la lotta ai cambiamenti climatici. Tutto rinviato, ancora una volta, al prossimo appuntamento, a Seoul, in Corea del Sud.
«A ogni vertice, un passo indietro», è il commento di Sergio Marelli, direttore della Focsiv (la federazione delle Ong di matrice cristiana) e portavoce della Gcap Italia, la Coalizione italiana contro la povertà che raggruppa oltre 70 organizzazioni e associazioni in rappresentanza di 10 milioni di italiani. «Ormai sembra essere questa la logica degli appuntamenti delle 20 maggiori economie del pianeta. Venti capi di Stato e di Governo che rappresentando il 90% della ricchezza mondiale ed il 75% del totale della popolazione potrebbero compiere atti decisivi per uscire dalla drammatica crisi in cui versa l’economia globale. E invece nulla».
Luciano Scalettari