Chernobyl, la "casa" della speranza

Grazie a una raccolta fondi dall'Italia, alla periferia di Kiev sorgerà un centro attrezzato per malati e famiglie. Oltre 240 mila italiani hanno inviato un sms da due euro.

15/11/2011


 Da Kiev

Strapparle un sorriso è davvero facile. Nonostante la malattia che la imprigiona nel letto da mesi, Nastia vorrebbe solo giocare. Occhi vispi intrappolati in un corpo fragile, alza le mani per salutare i nuovi arrivati dall'Italia. È bloccata a letto da un tumore alle ossa come tante bambine che passano le loro giornate nel reparto di oncologia del Policlinico di Kiev. Un vita sospesa, tra le terapie in ospedale e i viaggi della speranza all'estero. “Domani partiamo per la Germania”, dice il padre mentre prepara le valigie. Curarsi qui, infatti, è molto difficile a causa delle precarie condizioni delle strutture sanitarie. Ma a 25 anni dalla tragedia di Chernobyl una piccola risposta arriva dall'Italia, grazie a una raccolta di fondi via sms che ora comincia a dare i suoi frutti.


Per adesso è solo un terreno brullo alla periferia sud di Kiev, ma presto dovrebbe diventare un moderno centro attrezzato per la degenza dei malati e delle loro famiglie. Uno dei problemi principali per questi bambini, infatti, è quello di stare vicino ai loro familiari. Al Policlinico della capitale ucraina lo spazio è limitato: in ogni piccola stanza dormono dai due ai tre bambini, assistiti da un solo genitore. Così l'anno scorso l'Associazione Soleterre ha avviato una raccolta fondi per costruire la nuova struttura che potrà ospitare fino a trenta famiglie. “Già adesso abbiamo una casa in affitto in cui possono stare solo sette nuclei ma le richieste sono di gran lunga superiori – spiega Iana Dashkovska, dell'associazione Zaporuka, partner ucraino di Soleterre – per questo abbiamo deciso di lanciare questa iniziativa che ci permetterà di accogliere quasi tutti i pazienti ora ricoverati nel reparto e le loro famiglie”.

Già oggi il nostro Paese risulta al primo posto in Europa per l'ospitalità di bambini vittime delle radiazioni di Chernobyl: “Negli ultimi dieci anni l'associazione ha potuto contare su oltre due milioni di italiani che hanno aiutato i bambini ucraini ancora più in difficoltà: così indeboliti da un tumore da non poter viaggiare e venire in Italia – spiega Soleterre -. Grazie alle donazioni, l'Associazione Soleterre è intervenuta negli ospedali di Kiev contribuendo ad aumentare la percentuale di sopravvivenza dei piccoli ucraini negli ultimi tre anni dell’8,5%”. In questa strategia si inserisce l'ultima iniziativa delle due associazioni umanitarie: creare una struttura con una doppia utilità.


La nuova casa, oltre ad accogliere i genitori durante le terapie dei figli, offrirà loro spazio per soggiornare con i bambini nei periodi di pausa tra un ciclo di chemioterapia e l'altro. A Kiev arrivano per curarsi da ogni angolo dell'Ucraina, la nazione più grande d'Europa dopo la Russia, con un tasso di povertà che rende difficoltoso qualsiasi spostamento. “Per questo il nostro progetto è importante e la solidarietà degli oltre 240mila italiani che hanno inviato un sms da due euro è stata fondamentale”, aggiunge Iana Dashkovska, spiegando che pochi giorni fa è stato acquistato il terreno e avviate le pratiche per la costruzione: “Se tutto andrà secondo le previsioni, tra un anno potremo cominciare a gettare le fondamenta della nuova casa”.

Proprio nei giorni dell'inaugurazione del futuro cantiere, dall'Italia è arrivato anche un contributo fatto di sorrisi ed esercizi di giocoleria. Per alleviare le lunghe giornate dei bimbi ricoverati, una delegazione delle Associazioni Est e V.i.p. (Vivere in positivo) ha messo in scena le sue arti di clownterapia nei reparti pediatrici della capitale. “Perché ho scelto di venire a Kiev? Qui - spiega Laura Sodi della Onlus V.i.p. - oltre alla malattia, i bambini devono convivere con strutture fatiscenti e povertà. Provare a regalare un sorriso, per di più senza conoscere la lingua locale, è una sfida difficile anche per un clown. Oltre ad aiutarli, arricchisci anche te stessa”.

Lorenzo Bordoni - Stefano Vergine

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