Io, volontaria in Kenya/3

L'esperienza di Cinzia Polino alla Tito Primary School di Ndthini. Una scuola, modello college, dove ci sono bambini di due anni che si rifanno il letto e si vestono da soli.

06/10/2010
I bambini della Tito Primary School di Ndthini, in Kenya, durante la lezione di computer.
I bambini della Tito Primary School di Ndthini, in Kenya, durante la lezione di computer.

Immaginate otto classi di più di 200 studenti dai 6 ai 14 anni, riunite insieme per un’assemblea di inizio settimana. Gli studenti cantano, intonano l’inno nazionale e fanno l’alzabandiera; pregano; ascoltano gli insegnanti e il direttore. Immaginateli in silenzio. In nessuna scuola d’Italia sarebbe possibile una cosa del genere per più di qualche istante. Il silenzio unito al rispetto sono le caratteristiche principali della Tito Primary School.

    Addirittura quando gli alunni parlano in classe, devi chiedergli di alzare la voce, tanto la tengono bassa. E poi immaginate una scuola dove non ci sono bidelli, ma ogni giorno, a turno, gli stessi studenti tengono pulita la propria aula, spazzandola, lavandola, svuotando il cestino della carta, conservando i pochi gessi e il materiale con somma cura. La stessa messa a pulire e riordinare gli spazi comuni, i dormitori, il refettorio. E questo fin dall’infanzia: ho visto bambini di due anni rifarsi il letto, non solo vestirsi da soli. Sì, forse è necessità: se non lo fai tu, nessuno te lo fa. Però a tutti viene insegnato di fare così.

    I docenti lavorano mattina e pomeriggio, sabato e talvolta domenica compresi. I ragazzi sono sempre impegnati e gli spazi di ricreazione sono chiaramente circoscritti. E’ la forma del college inglese, che prevede diverse attività, oltre alle lezioni vere e proprie: per esempio botanica e tanta attività sportiva. La scuola davvero non finisce mai. Ogni momento della giornata è un momento educativo e formativo.

    I genitori, quando ci sono (la scuola è aperta anche agli esterni), vedono i figli al massimo una volta alla settimana, nel weekend. In qualche modo delegano l’educazione alla scuola. E certo non si sognerebbero mai di difendere le cattive azioni dei propri figli contro gli insegnanti. Quando suonavo il mio violino, in molti mi chiedevano di provare e alcuni di imparare a suonarlo anche loro.

    I ragazzi sono curiosi. Per loro un biscotto o una caramella è un lusso, ma hanno capito che – grazie agli sponsor che le Piccole Figlie di San Giuseppe riescono a trovare - c’è un cibo assai più importante che è la conoscenza. Nella scuola elementare e media ho aiutato a correggere i test degli esami di fine quadrimestre e vi sposso assicurare che i quesiti di matematica della quinta classe (corrispondente alla quinta elementare) sarebbero assai difficili per gli alunni di nostra terza media. Lo stesso per inglese (la lingua nazionale assieme allo swahili), o per scienze e geografia.

    D’altro canto i professori in Kenya sono in genere sotto-pagati nella scuola pubblica, al punto che spesso ci sono manifestazioni di protesta come quelle recenti in Sudafrica. E’ un dato di fatto che New York ha più medici keniani di tutto il Centro Africa. E per la loro formazione gli Stati Uniti non hanno speso un centesimo di dollaro. Le università in Kenya sono fra le migliori del continente africano. Gli esami sono durissimi già fin dalla scuola superiore.

Cinzia Polino
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