15/05/2011
La copertina del libro di Paolo Rumiz (edito da feltrinelli)
«È la storia dei “profeti” di oggi, i punti emergenti di un volontariato italiano di cui non si scrive, il nucleo di un altruismo che alberga negli stessi territori dell’egoismo anti-stranieri. È la storia di una pattuglia di medici italiani, inquadrati nella più brillante e meno nota – mai discussa – delle nostre Organizzazioni non governative, Medici con l'Africa-Cuamm».
Ecco un passaggio – e una bella sintesi – de “Il bene ostinato”, il libro pubblicato di recente da Feltrinelli col quale il giornalista e scrittore triestino Paolo Rumiz ha raccontato i Medici con l’Africa-Cuamm. Un ritratto inedito e appassionato di questi “artigiani della salute dei poveri” che, silenziosi e laboriosi, da 50 anni partono per il Continente nero donando la loro professionalità, ma soprattutto un pezzo della loro vita, a chi un medico, un ospedale, i farmaci non può permetterseli. O talvolta non li ha mai visti.
Un viaggio, quello di Rumiz, che parte dall’antico palazzo di Padova, cabina di regia della storica Ong veneta, per arrivare al lavoro sul campo in Uganda e Sud Sudan, dove medici infermieri e logisti conducono la loro caparbia, personale battaglia quotidiana per salvare – semplicemente – vite umane.
L'incontro tra il Cuamm e Paolo Rumiz è la scintilla da cui nasce questo libro. Il guaio – si fa per dire – è che Rumiz si è innamorato di questo febbrile e discreto lavorio dei Medici con l’Africa, ma anche del suo fondatore e guida, don Luigi Mazzuccato, che per mezzo secolo a tarda sera («Tutte le grandi “chiamate” del Cuamm, quelle che ti cambiano la vita arrivano a quell’ora», scrive Rumiz. «E non hai mai molto tempo per decidere. Del tipo: hai due giorni per accettare») ha proposto destinazioni e preso accordi con i medici da inviare in Africa.
Lo scrittore-viaggiatore, poi, parte per l'Africa, racconta le meraviglie di questo pezzo di Continente, ma si sofferma soprattutto – con altrettanta meraviglia – sulle donne e sugli uomini, medici e non solo, che con le proprie famiglie decidono di vivere e lavorare nei villaggi e nelle città dove opera il Cuamm. Quali sono le loro storie? Come è cambiata la loro vita? Qual è la radice del loro impegno?
È l'occasione per indagare un mondo sconosciuto e unico, composto da singolari emigranti, professionisti che si sradicano dall'Italia per trapiantarsi in contesti disagiati, spesso pericolosi, sempre impegnativi. Più che un libro che parla di una Ong, “Il bene ostinato” di Paolo Rumiz è un racconto di viaggio e di scoperta. Un viaggio lungo il Nilo e lungo un pezzo d’Africa delle meraviglie. Scoperta di una nuova e originale categoria di eroi-antieroi, perché tali sono oggi i cooperanti che fanno sul serio.
Luciano Scalettari