Padri e e figli, finalmente la pace

Quarto Comandamento: "Onora il padre e la madre". Oltre che nel Decalogo di Kieslowski è indagato in molti film: come "Nel nome del padre", dove le generazioni finiscono per accettarsi.

01/04/2011
La locandina del celebre film del regista polacco Krzysztof Kieslowski, che in dieci episodi interpreta i Comandamenti.
La locandina del celebre film del regista polacco Krzysztof Kieslowski, che in dieci episodi interpreta i Comandamenti.

Onora il padre e la madre. Nel film numero 4 del Decalogo di Krzysztof Kieslowski una ragazza scopre che l’uomo da sempre ritenuto suo padre in realtà non ha alcun legame di sangue con lei. Il rapporto fra i due cambia radicalmente, fino a farsi ambiguo e inquietante. Le certezze di sempre oggi si incrinano e generano un conflitto di coscienza che nasce da un corto circuito morale all’interno di anime tormentate, soggette a tensioni e nevrosi in cui Kieslowski scava con sottile introspezione. Anche quando si tratta del rapporto genitori e figli, oggi compromesso da una tradizionale gerarchia messa in discussione.

Il secolare atteggiamento di ubbidienza e rispetto nel confronto dei genitori fu messo a dura prova con il ’68 e la protesta giovanile. Ai contestatori che avevano occupato l’Università di Berkeley, con il pungente sarcasmo che caratterizzava ogni sua battuta, Billy Wilder consigliò di ingannare il tempo organizzando una proiezione del Cucciolo. Il film di Clarence Brown, interpretato da Gregory Peck, racconta la storia di un ragazzo costretto dal padre a sopprimere un piccolo cerbiatto al quale si è caldamente affezionato per il fatto che il cucciolo di cervo distrugge sistematicamente le coltivazioni della loro piccola proprietà. “E voi, oggi, fareste lo stesso?” commentava ridacchiando Billy Wilder.

Anticipata da I pugni in tasca di Marco Bellocchio, film profetico visto che è del 1965, la frattura tra genitori e figli trovò la sua consistenza ideologica nel pensiero di Herbert Marcuse, premessa a quella ribellione contro i padri-padroni che scatenò la contestazione studentesca. Il cui primo bersaglio era infatti la figura paterna, ritenuta la cellula di ogni autoritarismo. In The Dreamers di Bernardo Bertolucci la frattura padri/figli si consuma attraverso il ribaltamento di tutte le dipendenze: dai modelli estetici (la rivolta contro il cinema tradizionale, il cosiddetto “cinema di papà”, per seguire i canoni della “Nouvelle vague”); dalla castità, con la liberazione sessuale; infine dalla politica, con un’opposizione totale al sistema che sconfinerà presto nella terra di nessuno del terrorismo.

A indossare i panni del figliuol prodigo è però ancora una volta Marco Bellocchio, che con Il principe di Homburg e poi con Buongiorno, notte passa dal rifiuto del padre all’invocazione del suo perdono. Non a caso Buon giorno, notte è dedicato “a mio padre” e la richiesta di perdono si fa collettiva indicando in Aldo Moro il padre comune. Si chiude così la fase di una ribellione edipica che aveva assunto i connotati di una metafora storica non limitata al contesto italiano, ma che pure in film di altre nazionalità aveva espresso gli stessi concetti.

Valga per tutti Nel nome del padre di Jim Sheridan (ispirato a un clamoroso caso giudiziario, con quattro irlandesi processati come terroristi dell’Ira che sopportarono quindici anni di carcere prima che fosse provata la loro innocenza), film che sancisce la pace tra padri e figli, con gli uni che accettano di condividere le scelte degli altri. Sulla stessa linea L’orologiaio di Saint Paul di Bertrand Tavernier, Sul lago dorato di Mark Rydell e Gente comune di Robert Redford. Mentre il tasto della pietà che le debolezze dei padri suscitano nei figli è premuto a fondo nei film di Sam Mendes. Tanto in American Beauty quanto in Era mio padre.

Enzo Natta
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