Il giorno della festa integrale

Le riflessioni e i consigli del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, sul terzo Comandamento, "Ricordati di santificare la festa".

24/03/2011

Un tempo era evidente che la domenica ruotava attorno alla celebrazione comunitaria della Messa. Oggi sembra invece che non sia domenica senza la partita di calcio o il Gran Premio automobilistico o motociclistico. E allora, qual è oggi il senso di questa festa in quanto giorno dedicato al Signore e non al solo svago personale?

Il calendario si è profondamente laicizzato, per cui la domenica non corrisponde più per tante persone – anche cattoliche praticanti: spiace dirlo, ma è così! – alla sua realtà originaria: essere appunto «giorno del Signore», del Signore risorto e vivo. Un Signore presente e operante nella comunità cristiana innanzitutto in questo “appuntamento”, nel quale i discepoli si riuniscono intorno a lui, che rinnova continuamente il dono totale di sé sulla croce come fonte di vita nuova e di libertà vera e piena.

La dimenticanza dei valori originali della domenica cristiana si spiega non soltanto con il processo di scristianizzazione e con le profonde trasformazioni sociali e culturali subite dal mondo attuale circa le modalità del lavoro e del divertimento. Essa è infatti da attribuirsi anche a una certa “pigrizia” della stessa azione pastorale della Chiesa, che ha finito per adeguarsi in qualche modo al costume diffuso di far coincidere tutto il senso del «giorno del Signore» con la sola frequenza alla Messa, interpretando poi il riposo domenicale e festivo nei termini di una pura assenza di lavoro.

Per risvegliarsi da questa specie di torpore occorre prendere coscienza che con la domenica ci troviamo di fronte non a una scelta facoltativa della Chiesa, bensì a un preciso comando di Dio, che ci chiede di «santificare la festa». Occorre dunque recuperare l’intero senso religioso di questo riposo, da intendere non soltanto come tempo per la Messa, ma anche come tempo per la preghiera personale, per la lettura della Bibbia, per la contemplazione, oltre che come occasione per rinnovare più in profondità i rapporti interpersonali, a cominciare da quelli familiari, e per vivere una gioia particolare: la gioia della «festa cristiana».

a cura di Saverio Gaeta (da "I Comandamenti", Mondadori, 2001)
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Postato da santrev il 30/03/2011 00:25

@ Franco Salis il 27/03/2011 Grazie

Postato da Franco Salis il 27/03/2011 17:47

Non capisco perché all’amico santrev il 24/03/2011 22.20 non sia stata data una risposta. Credete che sia solo lui a pensarla così e che quindi nell’economia del lavoro non ne valga la pena? Per me è sbagliato. Una risposta adeguata sarebbe un servizio a lui e a tanti altri. Nonostante la paura di “graffiare”perché troppo spigoloso, a fin di bene e non da “maligno” ci tento io. La realtà che brevemente dipinge santrev è purtroppo vera ( finita la messa,nonostante l’invito del celebrante a glorificare il signore) si inizia a onorare il dio quattrino. Ora la preghiera è comunitaria e personale. Non credo che si possa scegliere o l’una o l’altra salvo impedimento. Ma seguendo il comandamento di San Paolo:”bisogna pregare incessantemente” bisognerebbe chiedersi se ogni atto che compiamo durante la giornata sia o meno conforme alla volontà del Signore. Ciò nonostante l’uomo sbaglia e/o pecca lo stesso.Seguire trasmissioni di natura spirituale e religiosa radiofoniche produce indubbiamente bene, ma non può essere sostitutivo della preghiera comunitaria (Messa). Ascolto piacevolmente il neo cardinale Ravasi,che continua a piacermi nonostante l’appesantimento delle citazioni esegetiche nelle sue argomentazioni.Ma non si può avere tutto.

Postato da santrev il 24/03/2011 22:20

Andare in chiesa alla domenica per santificare la festa. Ma oggi dopo il momento della messa cosa ci rimane? Spesso giá sul sagrato della chiesa la gran parte delle discussioni dei fedelisono rivolte al dio denaro ed ai suoi prodigi. Nell'ambiente familiare quale sostegno ci viene dalla chiesa per affrontare il problema dei figli ultra trentenni che vorrebbero crearsi una famiglia ma che purtroppo non lo possono fare perché sono precari, nella migliore delle ipotesi? Di fronte a questi temi parte della chiesa preferisce girare la testa dall'altra parte. Personalmente penso che l'appuntamento con Dio lo si trovi anche ascoltando in casa qualche trasmissione radiofonica della domenica mattina dove spesso le riflessioni di Enzo Bianchi mi sono state di grande giovamento.

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