23/04/2012
La copertina del libro scritto da Alessandro Prunesti, sulla cultura di Internet e sul suo ruolo per lo sviluppo della nostra società, disponibile come e-book da scaricare sul sito degli Indigeni Digitali.
Ha 35 anni e nei ritagli di tempo sta finendo la laurea in Comunicazione e Marketing. Si chiama Fabio Lalli e ha circa 12 anni di esperienza in ambito ICT, che sta per "Information and Communication Technology". Ha lavorato in aziende di "system integration" in ambito bancario, militare e nella grande distribuzione. Negli ultimi tempi si è focalizzato molto su social media e mobile. Con suo fratello Mirko ha avviato IQUII (una mobile factory) e con Lorenzo Sfienti ha creato un'applicazione web dal nome Followgram (una piattaforma per Instagram). Ed è il fondatore e presidente degli Indigeni Digitali, un network nato 2 anni fa, trasformato in Associazione l’11.11.2011. L’obiettivo è diffondere la cultura dell’innovazione, la cultura digitale e creare una rete di persone che, on line e offline, condividono esperienze, progetti e opportunità. In due anni gli Indigeni Digitali sono diventati circa 3.500, di cui circa 380 associati, e sono presenti su Roma (dove sono nati), Milano, Torino, Napoli, Catania, Pisa e Genova. Prossimamente partiranno anche su Bologna, Catania e Bari. Ma soprattutto sono presenti in rete su Facebook, Twitter, Linkedin ed sul nostro blog http://indigenidigitali.com.
Fabio - che sul suo sito Internet (http://fabiolalli.com, l'account Twitter è @fabiolalli) si definisce
"geek" e "hacker" - è convinto che il futuro sia più forte della crisi.
Anche in Italia, dove tanti giovani, nonostante le difficoltà di trovare
un lavoro e un'economia in recessione, sono coinvolti nel lancio e
nello sviluppo di "start up", termine con il quale si dovrebbe intendere
la fase iniziale di nuova impresa, qualunque essa sia e in qualsiasi
settore merceologico cerchi di conquistare quote di mercato. «E tanti giovani sono lanciati nell'avventura di creare un'azienda soprattutto se pensiamo al momento storico in cui stiamo e all’immobilismo imprenditoriale che abbiamo passato», dice Fabio Lalli. «Basti pensare al numero dei partecipanti ai due gruppi italiani di Facebook nei quali si sta sviluppando la maggior conversazione su temi legati al mondo delle startup: "Italian Startup Scene" (http://it.startupscene.org/) e "Indigeni Digitali": arriviamo facilmente ad almeno 10.000 startupper. Ma considerando che non esistono solo questi due luoghi di aggregazione, secondo me siamo anche oltre questi “piccoli” numeri».
Corrado Passera (Ansa).
Il ministro
Passera ha annunciato che «entro sei mesi darà i primi risultati il
progetto Start-up Italia, inserito dal Governo nell'agenda per la
crescita». Il ministro, intende «individuare le norme amministrative,
fiscali e di supporto per far nascere nuove aziende innovative». Per
questo, ha proseguito, è stata messa in piedi una «task force di 12
persone in gambissima che hanno già fatto questo lavoro e che metteranno
a punto un provvedimento complessivo entro l'estate, raccogliendo anche
idee concrete per far nascere le nuove start-up».
«Conosco personalmente alcune delle persone che sono state scelte e
altre le conosco di nome e "di Rete": sicuramente sono professionisti
che hanno voglia di fare. Penso e mi auguro che queste iniziative, così
come anche altre nate negli ultimi tempi, diano frutti: noi come
Indigeni Digitali stiamo facendo un lavoro di "networking" a livello
italiano e stiamo diffondendo alcuni temi legati alla cultura dell’innovazione. Puntiamo molto a creare un sistema dal
basso, che permetta alle persone e alle startup di avere delle
opportunità».
Dossier a cura di Pino Pignatta