16/03/2012
Sebbene rientri tra i valori
della cultura aziendale,
la conciliazione famiglia-lavoro non risulta essere
un aspetto supportato
da un programma formalizzato
e promosso in
modo esplicito. Tuttavia,
le aziende in esame appaiono
estremamente attente
nel coinvolgimento
dei dipendenti nella strutturazione
di misure di
conciliazione, in modo da
poter dare vita a progetti
efficaci: l’indice sintetico
di coinvolgimento dei dipendenti,
infatti, si assesta
su valori medio-alti
(medio 40,7%, alto 37%).
La valutazione si presenta
ancora come una fase
estremamente critica
dell’implementazione di
politiche di conciliazione,
ottenendo un indice sintetico
di valutazione decisamente
basso (circa il 68%
delle aziende non attua
processi di valutazione
delle buone pratiche in atto)
indicando un aspetto
di problematicità e di perfettibilità
al quale le aziende
dovrebbero offrire particolare
attenzione. Infatti,
è in base a questo indice
che diventa poi possibile
l’affermarsi delle buone
prassi di conciliazione
famiglia-lavoro come investimento,
piuttosto che come
costo, e come leva di
vantaggio competitivo,
piuttosto che come “concessione”
in un’ottica paternalistica
o individualistica.
Emerge qui, nuovamente,
come la conciliazione
famiglia-lavoro, oltre
che essere un’efficace
“sponda” per favorire un
cambiamento della cultura
e dell’organizzazione
aziendale, possa rivelarsi
come la “chiave di volta”
per aumentare il benessere,
e, quindi, la produttività
e l’attrattività delle stesse
aziende. In questo senso
un’attenta analisi delle
risorse presenti in azienda
e la capacità di aprirsi
ad attività di consulenza e
di partnership qualificate
appare come un’opzione
interessante che le aziende
italiane devono ancora
intraprendere.
(Il report di ricerca è disponibile,
e integralmente
scaricabile, nella pagina
delle pubblicazioni
dell’Osservatorio per la famiglia:
http://www.politichefamiglia.
it/documentazione/
pubblicazioni-osservatorio-
famiglia.aspx).
Lorenza Rebuzzini