Congo, elezioni e proiettili

Secondo i dati pubblicati Kabila, presidente uscente, avrebbe vinto di nuovo. Ma gli oppositori denunciano brogli. Mentre la Chiesa e l'Unione Europea parlano di gravi irregolarità.

"Intanto, mancano l'acqua e la luce"

17/12/2011
Il ritrovamento di un cumulo di schede elettorali bruciate a Kinshasa nei giorni successivi al voto (Foto Ansa).
Il ritrovamento di un cumulo di schede elettorali bruciate a Kinshasa nei giorni successivi al voto (Foto Ansa).

Il suono di fondo di questo sabato mattina sono i colpi di pistola. Per fortuna sembra siano tutti indirizzati in aria, allo scopo di disperdere i gruppi di manifestanti. Ma il rumore rimane inquietante. La situazione non evolve, anzi si complica: colui che è stato dichiarato sconfitto dai risultati “ufficiali”, Etienne Tshisekedi, rivendica la sua vittoria e si è proclamato presidente.

Circolano già tabelle e grafici con i risultati “corretti” che dicono l'opposto di quanto annunciato ieri. In alcuni quartieri di Kinshasa gruppi di Kuluna (gang di giovani armati di machete che di solito operano la notte), o comunque di chi approfitta della situazione incerta, hanno saccheggiato esercizi commerciali, prendendo di mira soprattutto i cinesi, che a Kinshasa sono in gran numero (anche per via degli accordi col Presidente Kabila per i lavori pubblici che sono portati avanti da aziende della Repubblica Popolare Cinese).

Difficile intuire l’evoluzione degli avvenimenti. Qui intanto la vita quotidiana deve far fronte alla situazione d'emergenza, che per una comunità si riesce sempre a rimediare. L’energia elettrica e l’acqua non arrivano dalla rete, per cui si lavora con gruppo elettrogeno e pompa dal pozzo, solo che le riserve di gasolio devono essere salvaguardate. Il cuoco è bloccato a casa sua e così i giovani si danno da fare in cucina.

I dubbi sulla trasparenza del processo elettorale rimangono. E ciò che riserverà il futuro di questa nazione è ancora in gran parte oscuro. Riemergono i due grandi temi che solo una leadership illuminata potrebbe dipanare: il regionalismo e il tribalismo, che segna fortemente la scelta della classe dirigente e quindi anche il rapporto tra il popolo e i vertici della nazione; l’ingerenza straniera con i grandi rapporti economici a stabilire strategie di sviluppo che poco coinvolgono i cittadini, costretti a subire.

Non sono teorie che elaboro a tavolino ma il contatto vivo con la mia comunità che rispecchia appartenenze regionali diverse e ragiona spesso ad alta voce. Poi, prima di arrivare a risolvere queste questioni la stragrande maggioranza dei congolesi attende risposte più concrete: scuole, strade, ospedali, mezzi pubblici di trasporto, sicurezza e giustizia. Situazioni non certo semplici aspettano il presidente, che – se non interverranno elementi nuovi – dovrà prestare giuramento tra qualche settimana. L’attesa quindi non è terminata...

don Roberto Ponti
(sacerdote paolino a Kinshasa)

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