Usa, un porto per tutti i rifugiati

Gli Stati Uniti ogni anno accolgono un numero di rifugiati superiore a quello di tutti gli altri Paesi del mondo. Merito di un sistema funzionale che favorisce l'integrazione.

Un'integrazione di successo

12/07/2012
Il giuramento durante la cerimonia per l'ottenimento della cittadinanza americana (Reuters).
Il giuramento durante la cerimonia per l'ottenimento della cittadinanza americana (Reuters).

Da Washington - Molti dipendenti del Lirs di Falls Church in Virginia sono ex rifugiati. “È più facile”, spiegano, “assistere un rifugiato se si sa esattamente, per averlo sperimentato personalmente, quale è il loro stato d’animo”.

“Diventa tutto più facile quando cominciamo ad aiutarli perché ci ricordiamo i nostri problemi e siamo in grado di dare loro eccellenti consigli” spiega con un accattivante sorriso Mamadou Sy, il direttore del Lirs per la Virginia del Nord. Mamadou Sy è un egittologo laureato all’università del Senagal. Ha 40 anni ed è arrivato come rifugiato in America nel dicembre del 2000. Ha alle spalle una storia di persecuzioni etniche e la sua famiglia è stata deportata nel 1989 in Senegal dalla Mauritania.

Dopo un inizio confuso (succede a tutti i rifugiati), Mamadou Sy è entrato a testa alta nel sistema americano, si è ricongiunto con la fidanzata conosciuta all’università in Senegal, si è sposato e ora dirige il centro di Falls Church. “Molti figli di rifugiati si inseriscono talmente bene nel sistema”, spiega con orgoglio Mamadou Sy, “da diventare diplomatici o militari in carriera”.

I due rifugiati più famosi, di cui l’America va ovviamente fiera, sono diventati ambedue segretari di stato (ministro degli esteri). Si tratta di Henry Kissinger, di origine tedesca, che ha servito il suo paese di adozione sotto i presidenti Richard Nixon e Gerald Ford, e Madeleine Albright, nata in Cecoslovacchia, nominata da Bill Clinton. Ambedue sono stati accolti come rifugiati in Usa perché fuggivano dal regime nazista.

Senza mai abbandonare il suo sorriso Mamadou spiega come funziona. “Appena arrivano in questo paese, sono tutti eccitatissimi per tutto ciò che si vede e che ovviamente supera le aspettative. A mano a mano che passano i giorni, diventa tutto un po’ più difficile. La burocrazia, facile ma inflessibile, le barriere di lingua, i problemi su come inserire i figli a scuola, l’alto costo della vita”. Poi, piano piano, i nuovi arrivati si inseriscono nel sistema e qui, l’ex rifugiato che lavora al Lirs, è di grande aiuto. Succede in pratica sempre che, senza rendersene conto, oltre a raccogliere informazioni i capi famiglia adottano il concetto del “se l’ha fatto lui o lei che è arrivato qui prima di me, lo posso sicuramente fare anch’io”.

“Molti ex rifugiati”, rivela con orgoglio Mamadou Sy, “hanno fatto fortuna, sono diventati datori di lavoro e assumono personale che noi raccomandiamo loro.
Abbiamo un ex rifugiato che ogni anno, nella giornata mondiale del profugo, offre cibo per tutti i partecipanti alla festa”. “Una volta l’ anno”, spiega poi Mamadou Sy, “organizziamo anche un pranzo per ringraziare i datori di lavoro della zona che assumono i nostri rifugiati”

Mariuccia Chiantaretto
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare

Ultimi dossier pubblicati

%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati