Concordia, i rischi per l'ambiente

Gara contro il tempo per recuperare le 2.400 tonnellate di carburante nei serbatoi della Concordia. E a Venezia riesplode la polemica sulle navi da crociera nel bacino di San Marco.

Un altro rischio per l'Arcipelago toscano

18/01/2012
L’Eurocargo Venezia della Grimaldi Lines (foto: naviearmatori.net).
L’Eurocargo Venezia della Grimaldi Lines (foto: naviearmatori.net).

Un cargo sulla rotta Catania-Genova che trasporta rifiuti pericolosi perde quasi tutto il suo carico in mare nelle acque dell'Arcipelago toscano e nessuno ne parla. All’alba del 17 dicembre 2011, un mese fa esatto, l’Eurocargo Venezia della Grimaldi Lines, ha perso due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti tonnellate di un catalizzatore al cobalto-nichel estremamente inquinante a sud dell'isola di Gorgona, a una ventina di miglia dalla costa e a una profondità variabile tra i 120 e 600 metri, per un totale di 198 fusti metallici non ancora recuperati.

La scoperta è avvenuta appena il cargo è arrivato a destinazione ma la notizia è rimasta insabbiata (come i fusti, verrebbe da dire) fino a quando, il 27 dicembre, il quotidiano di Livorno “Il Tirreno” non ha dato eco alla segnalazione della capitaneria di porto di Vada: il carico proviene dagli impianti petrolchimici dello stabilimento siciliano di Priolo ed era diretto al porto di Genova per essere smistato altrove. In particolare, si tratta di sostanze solide che reagiscono a contatto con l'aria, surriscaldandosi e liberando gas nocivi. La Magistratura avrebbe aperto un’inchiesta, iscrivendo il comandante del cargo nel registro degli indagati per violazione delle norme che regolano il carico e il trasporto di rifiuti speciali, mentre all'armatore spetta di recuperare il carico.

In attesa di scoprire il luogo esatto in cui i bidoni sono affondati, le Capitanerie di porto hanno diffuso un avviso in cui invitano pescatori e bagnanti a segnalare qualsiasi sacco sospetto venuto a galla o spiaggiato sul litorale. Il timore è che le reti dei pescherecci possano ripescare o liberare il contenuto pericoloso dei sacchi, sigillati con un semplice nodo fatto a mano. A un mese di distanza dai fatti, i bidoni sembrano essere scomparsi misteriosamente, mentre l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha intensificato l'attività di monitoraggio con il suo battello oceanografico Poseidon e i risultati, resi noti oggi, non indicano al momento particolari anomalie.

Eppure, quel tratto di mare, benché protetto dal Santuario dei Cetacei, è inquinato: nei mesi scorsi un’indagine scientifica di Greenpeace segnalava che oltre il 50 per cento dei campioni raccolti era risultato positivo ai test di laboratorio. Tra le sostanze rinvenute, pericolose per la salute dell’uomo e dell’ambiente c'erano metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e composti organici volatili.

a cura di Gabriele Salari
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