16/05/2010
Il rammarico di Cristiano Doni, retrocesso con l'Atalanta.
In B Livorno, poi Siena, infine Atalanta. Per la squadra bergamasca l'altalena fra la prima e la seconda divisone è ormai una esperienza nota, questa volta però metabolizzata meno bene del solito per via di contestazioni particolarmente violente degli utras (rinomati, purtroppo) nei riguardi della società, con la defenestrazione a corsa appena cominciata dell'allenatore Conte, sino a pochi giorni prima considerato uomo valido per la panchina addirittura della Juventus. Per le due toscane (il Granducato, che di recente aveva anche l'Empoli in A, ora si riduce a Firenze, alla Fiorentina) meno drammi sulla scena calda, e persino qualche soddisfazione in campo giocando un calcio apprezzato.
Queste retrocessioni senza troppi dolori sono, se si vuole, un controsenso, pensando che dalla prossima stagione la serie A e la serie B non saranno più unite dalla mutualità che sinora aveva soccorso i club della seconda fascia. La B insomma deve fare per conto suo, e consolazione molto relativa è quella di sapere che la A sta per conoscere, affrontare, patire un periodo di carestia dovuto però alle liti anche giudiziarie sui diritti televisivi, cioè alla chiusura temporanea di un rubinetto che presto o tardi verrà in qualche modo riaperto, essendo che l'Italia non sa fare a meno del football di vetrina, dove espone il peggio e (raramente) il meglio di se stessa.
La prossima serie A sarà provvisoriamente meno ricca, la prossima serie B sarà definitivamente (per quel che vale questo avverbio nello sport del non limite, e di qualunque tipo) più povera. Le retrocesse dovranno cedere comunque pezzi pregiati, e soprattutto patiranno la risoluzione di comproprietà e prestiti che sempre più caratterizzeranno il mercato. Nessun vitellino d'oro da cedere incassando di che fare due buone squadre con calciatori di valore medio ma sicuro. Potrebbe essere il grande momento delle scuole calcistiche locali, ma ormai i club preferiscono aprire queste scuole nel Terzo e Quarto Mondo, oppure prelevare, sempre all'estero, talenti più o meno emergenti. La Coppa Africa purtroppo attira più dello storico vivaio bergamasco.
di Gian Paolo Ormezzano