31/05/2011
Un'immagine dell'impianto atomico di Fukushima distrutto dalle onde dello tsunami durante il terremoto che ha colpito il Giappone. I livelli di radioattività nel mare iniziano a preoccupare seriamente.
I livelli di radioattività nel mare iniziano a preoccupare seriamente.
I campioni di organismi marini - tra cui pesci, alghe e molluschi - raccolti da Greenpeace all'inizio del mese con un team a terra lungo la costa, e una squadra a bordo della nave ammiraglia Rainbow Warrior, al di fuori delle acque territoriali giapponesi al largo di Fukushima sono stati fatti analizzare da laboratori indipendenti in Francia e Belgio. I risultati hanno evidenziato un'alta contaminazione da iodio radioattivo, ben peggiore di quanto indicato nelle analisi preliminari, e livelli significativi di cesio radioattivo.
Mentre le autorità giapponesi affermano che il materiale radioattivo riversato in mare non risulta più pericoloso poiché si sta disperdendo, queste nuove analisi dimostrano come la contaminazione stia risalendo la catena alimentare costituendo un serio problema per la salute umana. Anche se oggi si riuscisse a bloccare definitivamente ogni sversamento dalla centrale, il problema delle radiazioni non sparirebbe.
"I dati pubblicati oggi dimostrano che la contaminazione radioattiva continua a diffondersi anche a grande distanza dalla centrale, accumulandosi negli organismi marini - spiega Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace, a bordo della Rainbow Warrior durante i campionamenti - L'elevata presenza di iodio radioattivo nelle alghe è particolarmente preoccupante, trattandosi di un alimento alla base della dieta giapponese, e fa sospettare che dalla centrale continui a fuoriuscire acqua contaminata".
A Fukushima l'organizzazione Greenpeace lavora al fianco delle comunità locali di pescatori per raccogliere esemplari di fauna marina lungo la costa e registrare i livelli di contaminazione.
In alcuni campioni di pesci e molluschi sono stati rilevati livelli di
radioattività oltre i limiti legali ammessi negli alimenti e il cibo
rappresenta solo una delle fonti di radiazioni a cui le persone, che
vivono nell'area di Fukushima, sono esposte in maniera cronica. Invece
di fornire alla popolazione dati precisi, le autorità giapponesi hanno
aumentato i livelli massimi di esposizione annuale alle radiazioni a 20
milliSievert, anche per i bambini.
Secondo un sondaggio pubblicato dall'autorevole quotidiano Asahi
Shimbun, il 42% dei giapponesi sono contrari al nucleare, rispetto al
18% registrato prima del disastro.
È iniziata intanto una ispezione di esperti dell' Aiea (Agenzia
internazionale per l'energia atomica) in un'altra centrale danneggiata
dal maremoto, quella di Tokai, sita a circa 120 chilometri a nord di
Tokyo, nell'ambito di una più generale inchiesta sul nucleare avviata
dopo l'incidente di Fukushima.
a cura di Gabriele Salari