03/05/2013
"Il mio unico rammarico è di non essere venuto via prima". Gabriele, 33 anni, di Bergamo, laurea in informatica con il massimo dei voti, dopo alcuni stage non ha fatto fatica a immettersi nel mercato del lavoro in Italia, nel 2006. “E questo è stato il mio problema”, dice da Düsseldorf, dove un anno e mezzo fa l'hanno assunto come business analyst in una multinazionale di gas ed energia. “Perché in Germania, se non fai passi falsi, nel giro di 4-5 anni arrivi a essere dirigente, mentre io, avendo perso tempo a lavorare a Milano, sono in ritardo". Eppure, anche all'ombra della Madonnina, Gabriele era consulente per conto di due grandi aziende. "Le possibilità di fare carriera, però, non c'erano, benché nei vari progetti arrivassi a coordinare 3-4 persone. Nel frattempo, avevo responsabilità e orari di lavoro pesantissimi". E così, delusione dopo delusione, quando un ex collega gli ha fatto sapere che cercavano qualcuno nella società dov'è adesso, non ha esitato a inviare la candidatura. "Se non ti manda Picone, in Italia trovi sempre qualche superiore che ha interesse a metterti i bastoni fra le ruote", continua l'informatico. "Qui non è così: grazie anche a volumi d'affari molto più consistenti. Arrivando in città, si vedono già sfilare lungo il tragitto dall'aeroporto talmente tante sedi di aziende tra le più famose del panorama economico mondiale da avere subito un'idea della ricchezza del territorio".
Lo stipendio? Sin dall'inizio, il doppio di quello da team leader a Milano. "In più, qui si portano in detrazione persino i mobili di casa e, con le spese del trasferimento, l'anno scorso ho avuto diritto a un rimborso di tremila euro da parte dell’erario tedesco, fra l’altro già erogato a settembre dopo la dichiarazione dei redditi di aprile. Ed era in ritardo".
TAPPA OBBLIGATORIA PER I RICERCATORI
Tanti neanche ci provano a collocarsi in Italia. La Germania investe in formazione e sviluppo una percentuale del prodotto interno lordo (2,8% nel 2009, Ministero federale dell'Istruzione tedesco) superiore alla media europea, perciò non stupisce che chi vuole intraprendere una carriera nella ricerca universitaria, il più delle volte punti direttamente alla Repubblica federale appena conseguita la laurea o, al più tardi, alla fine del dottorato. A Simone Pompei, folignate di 28 anni, per ottenere un colloquio presso il gruppo di ricerca in fisica teorica dove insegna da pochi mesi, a Colonia, è bastato lo scambio di poche e-mail. La possibilità di rimanere in Italia dopo il dottorato ce l'aveva, "ma avrei fatto il precario", spiega. "Oltretutto in un settore di ricerca diverso da quello che mi interessa". Più di duemila euro netti al mese e un contratto sicuro per i prossimi due anni, hanno reso la sua una scelta azzeccata. Anche per quanto riguarda l'efficienza organizzativa del nuovo ambiente, Simone è soddisfatto: "Ho una segretaria quasi in esclusiva", racconta. "Dalla posta alla ricerca di un appartamento gestisce di tutto e, addirittura, se ci accorgiamo che serve materiale di cancelleria o altro, lo va a comprare… Cose di una semplicità estrema, mai viste in Italia: lì, chi ha questo ruolo si ritrova in media sulle spalle un intero dipartimento". E a proposito di case, come il resto della Germania, la città con il duomo patrimonio dell'Unesco non è cara, specie se paragonata a Roma e Milano: 600 euro per un bilocale di 50 metri quadrati, arredato e vicino al centro, posson bastare. Spese comprese.
NON SOLO LAUREATI
Con una disoccupazione giovanile al 38,5% (febbraio), è facile immaginare che in tanti lasceranno ancora l'Italia per lavorare in Germania, dove fra l'altro i contratti sono in media più stabili che da noi. Sul mercato globale, infatti, la domanda di prodotti tedeschi altamente specializzati come automobili e macchinari, si mantiene forte. Gran parte dell'industria è concentrata tra la Baviera e il Baden-Wuerttemberg, ma ci sono posti di lavoro disponibili in tutto il Paese: circa un milione, secondo le stime ufficiali. E, dato che in terra germanica i lavoratori italiani sono conosciuti sin dai tempi dei Gastarbeiter (letteralmente, "lavoratori ospiti", chiamati negli anni 50), le aziende sono ben disposte ad assumere chi arriva da oltre confine.
Accanto ai laureati in discipline tecnico-scientifiche, trova facilmente
impiego personale qualificato in settori come metallurgia, automotive
ed energia. Tra le figure più ricercate anche infermieri, programmatori e artigiani (elettricisti, saldatori, idraulici, ecc.). “In genere, a chi entra per la prima volta nel nostro mercato del lavoro, viene offerto un primo contratto a termine” fanno sapere dall'Associazione tedesca dei datori di lavoro, “ma nel 60% dei casi diventa a tempo indeterminato, e il periodo di prova può durare al massimo sei mesi". Condizione essenziale, conoscere il tedesco. Partire in cerca di un lavoro senza saperne neanche una parola può infatti comportare il rischio di doversi accontentare di "lavoretti", ad esempio i part-time cosiddetti "minijob", pagati 400 euro al mese. Perciò, a meno che non si abbia già un impiego stabilito all'interno di uno dei tanti ambienti multiculturali in cui si comunica in inglese, come università e multinazionali, la lingua tedesca bisogna impararla prima possibile. Per gran parte delle assunzioni è infatti richiesto il livello di conoscenza B2, rilasciato da qualsiasi scuola e raggiungibile da principianti in due anni di studio. Il Goethe Institut registra non a caso un aumento di iscritti (+25% in Italia nel 2012) ai corsi intensivi e sta avviando piani di studio professionali specifici per le categorie più richieste (informazioni: www.goethe.de/corsi).
La buona notizia è che si può iniziare con impieghi legati all'e-commerce e al marketing on line, in cui l'inglese è sufficiente, e approfondire nel frattempo la lingua di Goethe a costi irrisori in una delle tante università popolari (Volkshochschulen) disseminate in tutta la Germania. Un'altra possibilità è fare dell'italiano un punto di forza, sfruttandone la conoscenza nel settore turistico o all'interno di società che hanno continui rapporti commerciali con l'Italia. Chi è diretto a Berlino, può tentare in questo senso la carta dei numerosi call center. “A Francoforte le aziende italiane non mancano”, dice Tiziana Lastaria, insegnante 48enne, di Napoli, che vive da molti anni nella capitale della finanza tedesca. "E, in generale, qui di disoccupazione non si sente parlare. Però è chiaro che chi conosce la lingua ha molte più chance di trovare un impiego. Inoltre, nella mentalità tedesca è inconcepibile che una persona non abbia una preparazione professionale, perciò come minimo un attestato, anche di corsi privati, è bene portarlo con sé: approdare in Germania in cerca di lavoro solo con il diploma delle medie, per dire, è un azzardo pericoloso, perché così da queste parti faticano a trovare lavoro anche i ragazzi madrelingua".
Per farsi riconoscere titoli e qualifiche si può cominciare da qui: http://www.anerkennung-in-deutschland.de/tools/berater/en/berater.
Per le opportunità di lavoro nelle varie aree del Paese: www.europa.eu/eures e www.thejobofmylife.com.
Inoltre, ci si può rivolgere ad agenzie private (in inglese) e, se si conosce già un po' di tedesco, consultare i siti web di aziende come Siemens (360 posti per professionisti esordienti e di medio livello), Daimler-Mercedes (60 posizioni aperte a Stoccarda), Volkswagen (453 offerte, principalmente tra Kassel e Wolfsburg), Bayer, ecc.
Su www.make-it-in-germany.com si trovano invece consigli pratici, dalla preparazione del curriculum a come ambientarsi una volta a destinazione e, infine, il social network professionale più usato in Germania si chiama Xing.
VIETATO IMPROVVISARE
A Monaco, la città dove gli alloggi costano di più, le visite per
prendere un appartamento in affitto sono molto affollate. “Di media ci
si ritrova in 15 interessati alla volta”, racconta Fabrizio Sperlinga,
giovane medico di Catania che ad aprile inizierà il tirocinio in un
ospedale della capitale bavarese. Va meglio nelle altre città, ma che ci
sia o no di mezzo un'agenzia, bisogna fornire determinate garanzie ai
proprietari: in mancanza di una busta paga che dimostri un reddito
sufficiente a coprire l'affitto, i tedeschi richiedono al padrone di
casa precedente di confermare l'assenza di arretrati. In alternativa,
serve un documento chiamato Schufa, che attesta in generale la buona
condotta creditizia degli aspiranti inquilini. Tutte cose che chi è
fresco di trasferimento non può procurarsi. Attenzione, quindi, perché
se non si parte con un lavoro già organizzato, il rischio di rimanere a
lungo ospiti di amici e conoscenti in attesa di trovarne uno è alto.
Laura Ferriccioli
a cura di Laura Ferriccioli e Pino Pignatta