Pedofilia, occhio ai social network

Durante le celegrazioni della XVI "Giornata dei Bambini vittime", l'associazione Meter lancia l'allarme: le reti sociali in internet sono frequentate dai pedofili.

Le ultime inchieste contro i pedopornografi

05/05/2012
Agente della Polizia Postale al lavoro (foto A. Bevilacqua)
Agente della Polizia Postale al lavoro (foto A. Bevilacqua)

   Sul fronte delle indagini, l’ultima eclatante operazione antipedofilia on line è assai recente: agli inizi di marzo,  grazie alla collaborazione tra il Nit (Nucleo di investigazioni telematiche di Siracusa), la Procura  della Repubblica di Firenze, che ha coordinato le indagini, e l’Eurojust (l’organismo europeo costiuito per  la lotta alle forme più gravi di criminalità), in seguito alle denunce di Telefono Azzurro, è stata  individuata e smantellata una rete  ramificata  in tutto il mondo e con base a Dallas (Usa) che faceva capo a un italiano, un cinquantatreenne, ex-operaio, sposato, residente nella periferia di Milano.  Il pensionato aveva costituito un vero e proprio social network pedofilo a livello mondiale.

Oltre all’italiano sono finite in carcere altre nove persone: sei negli Stati Uniti, uno in Portogallo e due in Francia. Altre 112 sono indagate, di cui 14 italiane. L’inchiesta (“Operazione Nanny”)  è ancora in corso perché gli affiliati al social network pedofilo sembravano essere oltre settecento: tutti maschi di 28 diversi Paesi, dall’Arabia Saudita al Messico, dal Cile a Israele. Alla base  della rete criminale era l’uso della chat attraverso la quale i pedofili richiedevano i materiali video-fotografici specificando età, etnia e sesso dei minori. L’ipotesi di reato, per ora, è di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e diffusione di materiale pedopornografico.    

Nel quartier generale della Polizia Postale a Roma (foto A. Bevilacqua)
Nel quartier generale della Polizia Postale a Roma (foto A. Bevilacqua)

Nel febbraio scorso, invece, grazie stavolta a una denuncia di Meter, un 63enne di Roma è stato arrestato dalla polizia postale di Catania, in flagranza di reato, per produzione e detenzione di materiale pedopornografico. L’indagine è partita dalla segnalazione dell’associazione di don Fortunato Di Noto, che aveva scoperto su Facebook un uomo sospetto che metteva sul proprio profilo immagini di bambini nudi.    Un agente per mesi ha agito sotto copertura, entrando in contatto con l’uomo e scoprendo che aveva come ‘amici’ oltre 300 minorenni. La polizia ha anche scoperto nei suoi computer, durante una perquisizione, alcune immagini di atteggiamenti intimi di una bambina di sette anni, figlia di una sua cara amica. Sono in corso ancora indagini su quest’ultima vicenda, mentre il social network, su segnalazione della polizia postale di Catania, ha già cancellato il profilo dell’indagato.   

Alberto Laggia
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