14/11/2011
Una manifestazione di dissidenti siriani a Parigi.
5.000 morti, 45.000 persone arrestate e finite nelle carceri siriane dove la
tortura é moneta corrente. La coscienza del leader Al Assad dovrebbe essere
satura, ma a quanto pare, c'è spazio per ulteriori barbarie da
infliggere al proprio popolo, visto che, nelle ultime settimane, le milizie
governative hanno preso di mira anche gli ospedali, procedendo di corsia in
corsia per terminare il massacro cominciato
in strada.
A Parigi é stato eletto il Presidente del CNT (Consiglio Nazionale di
Transizione) siriano, si tratta del professor Burhan Ghalioun, docente di
Scienze Politiche alla prestigiosa università della Sorbona. I fuoriusciti dalla
Siria sono particolarmente attivi nella capitale francese. Il Consiglio é già
stato riconosciuto ufficialmente dal CNT libico, ed ora ci si aspetta un cenno
di ufficializzazione da parte dei Governi europei, Francia in primis.
"Non
vogliamo per Al Assad la fine di Gheddafi", puntualizza R. A. dell'Associazione
HouriaSiria, vicina alle posizioni del CNT. "Non vogliamo dall'Occidente nessun
intervento militare, auspichiamo che il nostro capo di Stato sia giudicato
seguendo un regolare processo. Ciò che chiediamo alle potenze occidentali, tanto
per cominciare, è di smettere di esprimere una solidarietà di facciata verso i
resistenti, per poi magari, come é successo recentemente, vendere alle autorità
software in grado di schedare i manifestanti".
R.A. si riferisce ai sospetti
caduti sulla ditta californiana Blue Coat, i cui software programmati per il
controllo di internet sono nelle mani del Governo siriano, che li utilizza come
strumento di censura e di spionaggio. Secondo il quotidiano statunitense
Washington Post, non é chiaro se sia stata la stessa Blue Coat ad avere venduto
i sistemi informatici ai siriani, infrangendo le leggi dell'embargo, oppure se
siano arrivate negli uffici governativi grazie alla mediazione di trafficanti
terzi.
Il fatto é che notizie come queste lasciano i dissidenti sfiduciati e
amareggiati. "L'Occidente tentenna di fronte al massacro della popolazione
siriana. Si teme che, eliminando il dittatore, si apra una falla sociale che dia
mano libera agli estremisti islamici e elimini il controllo sugli hezbollah.
Vorrei sottolineare come la Siria sia una società estremamente cosmopolita, e
questo rischio sia davvero remoto. Ci aspettiamo dall'Europa un pugno più
vigoroso verso Al Assad, a suon di sanzioni severe, la gente deve capire che ciò
che sta succedendo nelle nostre città é abominevole".
Alla facoltà di Scienze Politiche della Sorbona, il gruppo di Ghoulion raccoglie molti fuoriusciti
dell'ultima ora, rifugiati scappati dai disordini e dagli eccidi perpetrati da
marzo in poi. B. R. é un giovane medico, quando a marzo era di guardia in un
ospedale di Damasco, erano trascorsi appena pochi mesi dalla sua assunzione.
E'stato lui a denunciare come negli ospedali venisse praticato, per
decisione di certi primari vicini al potere, una sorta di protocollo punitivo
nei confronti dei primi manifestanti colpiti negli scontri. Il medico racconta
così come un ragazzino di diciotto anni, ferito di striscio alla gamba destra da
una pallottola, abbia ricevuto come singolare terapia l'amputazione dell'arto.
"Cosí impari a manifestare!" gli avrebbe detto il primario.
E'stato in seguito a
questo episodio che B.R. é scappato in Francia. Ora, insieme ad altre centinaia
di siriani, ogni sabato pomeriggio si ritrova sulla piazza dello Chatelet, di
fronte al celebre teatro dove recitava Sarah Bernardt, per inneggiare a una
Siria libera da dittature. E il tutto non ha niente della recita, è al contrario
iper realistico fin nei dettagli, tanto realistico al punto che la lotta fra Governo e ribelli da Damasco è giunta fino a Parigi, col suo corollario di
carnefici e vittime. Gli agenti segreti di Al Assad infatti, orchestrati
dall'ambasciata siriana a Parigi, sono stati sorpresi a seguire e a fotografare
i cortei di protesta del sabato pomeriggio. Qualche settimana fa, i manifestanti sono stati aggrediti e violentemente
picchiati da un gruppo pro-regime sbucato dal nulla.
Quando i gendarmi francesi
hanno chiesto i documenti, è venuto fuori che la maggior parte degli aggressori
era dotato di passaporto diplomatico. L'indagine é ancora attualmente in corso e
l'ambasciata é estremamente poco collaborativa nel far luce sulla vicenda.
Portare su territorio francese i conflitti interni non è una novità per la
Siria. Durante gli anni Ottanta, i manifestanti che sfilarono su boulevard Saint
Germain per protestare contro il massacro di civili compiuto a Hama dal regime
di Hafez, padre di Bachar Al Assad, vennero infiltrati e malmenati da una squadra
di "black bloc" ante litteram, proprio le sinistre "Brigate di difesa" di Hafez
Al Assad, armate di mazze e catene.
La storia si ripete e il copione ricomincia
oggi, quasi identico, scatenando lo sdegno della comunità siriana all'estero. Il
15 ottobre, a protestare per le vie di Parigi c'erano gli indignati di tutto il
mondo e i cortei siriani. La primavera araba non accenna a finire e prende
sempre più le caratteristiche di una lunga stagione tropicale.
Eva Morletto