Tagliato lo sconto, addio ai lettori?

Entra oggi in vigore la legge Levi che fissa al 15 per cento il tetto degli sconti sui libri. Sorridono i piccoli editori e le librerie di quartiere, ma i lettori come reagiranno?

Ai "consumatori" l'ardua sentenza

01/09/2011
La legge Levi dovrebbe dare fiato alle piccole librerie.
La legge Levi dovrebbe dare fiato alle piccole librerie.

   Il timore riguarda invece gli effetti che la norma avrà sulla lettura e sui lettori: contribuirà cioè ad allontanare la gente e nuovi potenziali lettori (soprattutto i giovani, con meno disponibilità economica) ad acquistare un libro? Tanto più in un Paese, come il nostro, nel quale i cosiddetti lettori forti sono una minoranza da proteggere. Giusto per ricordare un dato, solo il 46,8 per cento degli italiani dai sei anni in su ha letto almeno un libro nel corso dell'ultimo anno, contro il 70 per cento in Francia. Si può obiettare che il lettore forte non rinuncerà a comprarsi il romanzo dell'autore preferito o il saggio che gli interessa perché lo troverà scontato al 15 anziché al 20 o al 25. Come pure bisogna tener presente che non è con una legge sullo sconto che si può intervenire per allargare il bacino dei lettori. Resta il fatto che un prezzo più alto (o meno basso, il che è lo stesso) non è certo un incentivo alla lettura.


   Sostanzialmente bipartisan la legge ha suscitato l'applauso degli editori e le proteste dei consumatori. Nel dibattito che ha accompagnato la sua gestazione, è stato sottolineato che il libro non può essere considerato alla stregua di qualsiasi altro prodotto commerciale. Regolamentando lo sconto - è la riflessione di costoro - il lettore potrebbe essere più invogliato ad acquistare un testo in una libreria, magari facendosi consigliare dal titolare, anziché metterlo nel carrello della spesa accanto a pane e formaggio. E, soprattutto, si dovrebbe favorire un'offerta più ricca e di qualità, che non si concentri, o addirittura esaurisca, sulle opere più commerciali e vendibili. Principi del tutto condivisibili, che dovrebbero però essere portati fino in fondo: proprio perché il libro non è un prodotto assimilabile agli altri, dovrebbe essere sostenuto in ogni modo l'accesso ad esso. E dovrebbe essere creata una cultura della lettura, partendo dalle famiglie e dalle scuole. Ma questa, forse, è tutta un'altra storia.

 

a cura di Paolo Perazzolo
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