Don Verzè è morto al San Raffaele

E' mancato per una crisi cardiaca il fondatore del San Raffaele. Il successo e poi la crisi, i debiti e l'allontanamento dai vertici dell'opera.

Le reazioni: il filosofo Cacciari, il ministro Balduzzi

31/12/2011
Il filosofo Massimo Cacciari,
Il filosofo Massimo Cacciari,

«Ho collaborato molto bene con lui e mi auguro che il Paese tutto e in particolare quelli che hanno potuto personalmente o come familiari, o come pazienti, o come ricercatori o come professori, come personale medico e paramedico, constatare l’eccellenza delle strutture che don Verzè aveva voluto e promosso sappiano ricordare questo, far vedere questo, far constatare l’eccellenza di questo e discernerlo rispetto alle altre cose».

     Il filosofo Massimo Cacciari, docente di Estetica e forme del fare nella Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele (di cui è stato fondatore e rettore fino al 2005), tesse le lodi del sacerdote deceduto questa mattina.  

     «Il nostro  è stato un rapporto nato molto semplicemente», racconta a Famiglia Cristiana l’ex sindaco di Venezia. «Sono stato invitato nel 1995 alla presentazione di un suo libro insieme con il cardinale Angelini e lì, dopo avermi parlato della sua volontà di costituire, accanto alle facoltà di Medicina e di Psicologia, anche una di Filosofia sulla base di un progetto  di contaminazione proficua tra corpo mente ed anima, mi ha chiesto se volevo occuparmi della cosa. 

     “Se tu accetti”, mi disse, “hai carta bianca, fai quel che vuoi, chiami chi vuoi, decidi tu l’impostazione didattica nei limiti della legge, perché anche i privati hanno dei vincoli". E così è stato. Ho avuto la più totale libertà, non c’è stata la minima interferenza sulla chiamata di un professore, di un docente a contratto, di un ricercatore. Basta anche vedere le persone che ci insegnano. Così si comportava don Verzè anche per le altre facoltà: aveva il più assoluto rispetto dell’autonomia della professione scientifica, cosa unica in questo Paese e anche in gran parte dell’Europa. Questo era don Verzè, quello che ho conosciuto io, poi il resto... ». 

- Con il resto intende le inchieste giudiziarie?

     «Io francamente di quello non so nulla come nulla sapevano e nulla sanno i miei colleghi. Bisogna discernere, cosa che questo Paese fatica enormemente a fare. Questo Paese fa sempre il cumulo di tutto, nel bene e nel male, nell’esaltazione e nella maledizione. È un Paese  che non riesce a crescere da questo punto di vista, a distinguere, ad analizzare. In questi ultimi giorni gli attacchi a don Verzè hanno mostrato la natura pessima di questo Paese».

- Ma un indebitamento di un miliardo e mezzo non è cosa da poco. 

     «Si possono denunciare quando si hanno le prove le eventuali cattive amministrazioni di questo o di quello, ma come si fa a ignorare quell’ospedale, quel centro di ricerca che è il più importante privato in Italia con centinaia di ricercatori, di personale, di migliaia di persone che ci lavorano e la bontà di quelle strutture universitarie? Come si fa a non ricordare tutto ciò. Con i soldi don Verzè non ha fatto buche per terra o comprato navi, yacht e aerei. Speriamo che almeno in questo giorno si sappia vedere ciò che vale e distinguerlo da ciò che eventualmente è condannabile». 

     Poco più che un telegramma, invece, da parte del ministro Renato Balduzzi.«Nell’esprimere il cordoglio cristiano per la morte del fondatore, sacerdote Luigi Verzé», si legge in un comunicato ufficiale, «il ministro della Salute, il professor Renato Balduzzi, ne ricorda il grande contributo allo stimolo della ricerca biomedica e la capacità di scegliere e valorizzare le eccellenze professionali. Sui profili etici e personali, e sulle vicende al vaglio dei magistrati, conclude il Ministro, non ritengo mio compito, soprattutto oggi, entrare».

Annachiara Valle

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