Gmg, Rio attende 2 milioni di giovani

Appuntamento dal 23 al 28 luglio. Intervista al cardinale brasiliano Joao Braz De Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

02/02/2013
Giovani brasiliani durante l'ultima Gmg di Madrid 2011 (foto Marcato).
Giovani brasiliani durante l'ultima Gmg di Madrid 2011 (foto Marcato).

Rio de Janeiro e l'intero Brasile si stanno preparando ad ospitare la Giornata mondiale della gioventù (Gmg, 23-28 luglio), la seconda in terra sudamericana dopo quella, per alcuni profili ancora pionieristica, che si svolse a Buneso Aires nel 1987. Sono attesi oltre due milioni di giovani pellegrini. Di questi, settemila saranno italiani.


La spiaggia di Copacabana, che farà da sfondo ai principali eventi del programma papale, attende con ansia Benedetto XVI, in un raduno che avrà una maggiore capacità di convocazione rispetto ai Mondiali di calcio del 2014 e ai Giochi Olimpici del 2016. A confermarlo all’agenzia SIR (www.agensir.it) è lo stesso cardinale brasiliano Joao Braz De Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica: “la Gmg avrà una eco profonda in Brasile e in tutta l’America latina dove è forte la presenza di giovani aperti alla ricerca spirituale e al senso della vita. La visita di Benedetto XVI, che è una figura significativa per il nostro Continente, è un’opportunità splendida per rafforzare questa identità che non è solo della Chiesa di Rio ma di tutta l’America Latina. So di grandi preparativi della gioventù latinoamericana per essere presente a Rio nei giorni della Gmg”.

- Eminenza, mancano meno di sei mesi all’incontro con Benedetto XVI nella Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro…
“Tutta la Chiesa locale, popolo ed episcopato, si sta lasciando coinvolgere dal tema scelto per questo evento, ‘Andate e fate discepoli tutti i popoli’. Per noi, implica anche dei risvolti sociali, trattati a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa. E’ nostro auspicio offrire ai giovani la dimensione evangelica. Le nuove generazioni cercano valori e ideali importanti, alti, ma spesso ne trovano altri che non li soddisferanno mai. I giovani vogliono seguire Gesù e troveranno nelle parole del Pontefice le risposte giuste”.

- Rio de Janeiro è pronta ad accogliere i pellegrini?
“Le strutture sono pronte. All’inizio del cammino organizzativo le autorità cittadine avevano la testa rivolta soprattutto ai mondiali di Calcio del 2014 e alle Olimpiadi del 2016, e non avevano ben compreso la dimensione della Gmg. Se i mondiali possono portare in Brasile circa mezzo milione di persone, la Gmg ne porterà circa due milioni, un numero che ha stupito le Istituzioni. Non mancano i problemi sul campo ma l’impegno nel risolverli concretamente è forte, grazie anche all’intesa tra la città di Rio e la Santa Sede”.

Sarà Rio de Janeiro, in Brasile, ad ospitare la prossima edizione della Gmg (foto Marcato).
Sarà Rio de Janeiro, in Brasile, ad ospitare la prossima edizione della Gmg (foto Marcato).

- Uno dei problemi che più sembra preoccupare è legato al tasso di criminalità della città carioca: come sarà garantita la sicurezza della Gmg?

“Ci sono stati sviluppi molto positivi in questo senso negli ultimi anni. Le Forze dell’ordine hanno ripreso il controllo di diverse favelas in mano alla criminalità. La sicurezza, poi, verrà assicurata durante la Gmg grazie alla mobilitazione di tutte le forze disponibili. La Polizia sta riuscendo a contenere la criminalità, combattendo anche la corruzione al proprio interno”.

- Si parla molto della spiccata dimensione missionaria e sociale di questa Gmg: è forse un retaggio della teologia della liberazione che ancora pervade il Continente latino-americano? “Proprio di recente si è svolto a Rio Grande del Sud un simposio di teologi della liberazione. Nella Chiesa brasiliana abbiamo visto che il problema della povertà permane e va superato. Trovare una soluzione alla povertà non può essere fatto in modo ideologico. Le comunità di base, che pure sono state riconosciute, non devono avere questo taglio ideologico. Non si può ricercare la soluzione dei problemi sociali al di fuori della visione di fede. In questo senso la dimensione missionaria viene recuperata come forma di testimonianza di valori e ideali autentici, nonostante i problemi che la Chiesa ha. E che ha riconosciuto anche dentro le proprie strutture e le proprie persone. Non può esserci un rapporto con Dio senza un impegno sociale profondo”.

- Il precedente viaggio di Benedetto XVI in Brasile, nel 2007, suscitò diverse polemiche. Cosa è cambiato da allora?

“Ero presente a San Paolo dove si pensava che il Pontefice, teologo e studioso, non potesse avere risposte notevoli di popolo. Ma il suo semplice affacciarsi in Brasile ha fatto cambiare questa percezione. Il Pontefice è stato anche ad Aparecida, luogo caro a tutto il Continente. E da lì è nata l’intesa. Dubbi sul coinvolgimento del popolo erano stati sollevati da quegli stessi intellettuali che poi si sono ricreduti”.

- Quale frutti si attende dalla Gmg in chiave vocazionale?
“Parlare di giovani è parlare di vocazioni. Se nella vita delle nuove generazioni ci sono orizzonti più vasti è certo che le scelte saranno migliori e più belle. La presenza del Papa potrà aiutare in questa direzione. I giovani hanno molta fiducia nel Pontefice, lo seguono perché rappresenta quel qualcosa di sincero e profondo che non trovano nella famiglia e nella società permeata sempre più dal relativismo etico. Credo che il Papa saprà indicare la giusta direzione ai giovani, facendo un bene enorme per le vocazioni”.

Daniele Rocchi
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Postato da LucianoT il 03/02/2013 01:48

Un "piccolo" libro, sconosciuto ai più, può rendere l'idea della distanza che ancora oggi esiste tra una parte della gerarchia (non di tutta) e la Chiesa che è tra la gente, in Brasile come in buona parte dell'America Latina. Questo libro è intitolato "Il Vangelo Secondo Viana"; in esso si parla dell'esperienza di missionari in una parte povera del Brasile, all'incirca una trentina di anni fa. Lì la "prassi" non fu invito alla rivoluzione (come il richiamare l' "ideologia" farebbe supporre), ma una lotta per la promozione umana della gente oppressa dal latifondo e dalle connivenze di esso con i poteri ufficiali, il tutto sotto la guida del Vangelo. Senza scomodare Leonardo Boff ed altri teologi "della liberazione", non possiamo tacere che, talvolta, alcuni esponenti di tale corrente teologica, scelsero un cammino di "rivoluzione" o di cammino politico che furono criticati da Roma, probabilmente giustamente; ma da qui a cercare di spegnere (talvolta riuscendoci) il fermento che tale corrente teologica stava portando in tutta l'America Latina, ce ne passa e di questo non si può non "ringraziare" Giovanni Paolo II, papa delle folle e del "dialogo" con le altre religioni ma inflessibile censore di un evento che, pur con le sue pecche ed i suoi sbagli (che si sarebbero potuti reindirizzare e correggere), portò, soltanto qualche decennio fa, una nuova linfa nella Chiesa sudamericana. Il declino della teologia della Liberazione iniziò a Puebla nel 1979, soltanto un decennio dopo l'assemblea dei vescovi dell'America Latina a Medellin (Colombia): lì, nel 1968, si scelse di prendere posizione nei confronti degli ultimi, dei diseredati e la Chiesa si rimboccò le maniche per questo scopo. Solo undici anni dopo, prendendo come pretesto le scelte radicali e censurabili di alcuni, a Puebla i settori conservatori si opposero fortemente alla teologia della Liberazione, tutto questo sotto lo sguardo vigile dell'allora Pontefice e dei suoi delegati, non ultimo tra essi il prefetto della Congregazione per il Clero. Il martirio di tanti sacerdoti e religiose e religiosi in America Latina potrebbe apparire vano, così come l'assassinio di Monsignor Romero ma, come si dice, sotto la cenere la brace difficilmente si spegne, nonostante si classifichi banalmente come fatto "ideologico" quella linfa vitale che ancora attraversa la Chiesa sudamericana, nonostante (e questo è il caso soprattutto del Brasile) le varie sette protestanti stiano facendo proseliti su proseliti ogni giorno sempre più: basterebbe, stando in Brasile, accendere la televisione e vedere quanti canali tv di tali movimenti e - ripeto - sette siano sintonizzabili. Non sarà, forse, che in quel Paese la Chiesa sta rischiando di perdere credibilità, se già non l'ha perduta?

Postato da Andrea Annibale il 02/02/2013 16:52

E’ bello che crediamo nei giovani. I giovani annunciano, a loro volta, la bellezza della vita nella fede. Anche se c’è il rischio di perdersi per le strade del mondo, si può sempre rimettere al centro i valori datori di senso mediante la fede che ci accompagna sin dal battesimo. I giovani coltivano più degli adulti la speranza, soprattutto perché, avendo dinanzi molti anni di futuro, sono più portati all’ottimismo della volontà e della ragione. Tutto è, infatti, ordinato dalla Provvidenza per il bene dell’uomo. Carità è farsi raccontare da un giovane la sua vita. Così, si impara qualcosa senza giudicare. Se posso aggiungere qualcosa a ciò che viene detto in questa bella intervista, è di riscoprire il rapporto umano, di confronto, di crescita nella fede che c’è nel sacramento della Confessione e riconciliazione con il Signore. Come fiori che devono essere annaffiati, gli esseri umani sono tutti, senza saperlo, alla ricerca della felicità che solo Dio può dare. La più bella vittoria contro Satana è confessare periodicamente i propri peccati perché non ci allontanino dall’amore che Dio ha per noi e perché non offuschino l’amore di cui Dio è degno. Come dice l’Atto di dolore “degno di essere amato sopra ogni cosa” è il Signore. Il Papa, anche se qualche volta può sbagliare, è un padre affettuoso per la Chiesa, per il popolo che Dio ama, per gli uomini di buona volontà che, rivestiti da umiltà, si fanno guidare dal suo santo Magistero. Facebook: AAnnibaleChiodi; Twitter: @AAnnibale.

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