Quel grido di pace da Betlemme

Nel corso della Messa di mezzanotte, dalla basilica della Natività è risuonato forte il richiamo alla pace del Patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal.

25/12/2012
Monsignor Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, durante la Messa di mezzanotte nella basilica della Natività a Betlemme. Foto Ap.
Monsignor Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, durante la Messa di mezzanotte nella basilica della Natività a Betlemme. Foto Ap.

Nel corso della Messa di mezzanotte, dalla basilica della Natività di Betlemme è risuonato forte il grido di pace del Patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal. «Da questo Luogo Santo – ha detto - invito i politici e gli uomini di buona volontà a lavorare risolutamente per un progetto di pace e di riconciliazione che abbracci la Palestina e Israele e questo Medio Oriente sofferente. Solo la giustizia e la pace in Terra Santa potranno portare a ristabilire un equilibrio regionale e mondiale».


L'accorato appello è stato lanciato nella notte in cui il mondo cristiano ha guardato a Betlemme come sua capitale. Nella basilica c'erano ambasciatori e consoli di diversi Paesi oltre che il ministro giordano degli Affari esteri, rappresentante del re Abdullah. C'era anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas. A questi ultimi monsignor Twal si è rivolto direttamente: «Siete stati in prima linea fra coloro che hanno lavorato e lavorano per la pace, la non violenza e la giustizia. Apprezziamo i vostri sforzi e le vostre posizioni coraggiose a livello regionale e internazionale. Grazie perché continuate a battervi per una giusta causa che è quella della pace e della sicurezza per tutti i popoli della Terra Santa. I vostri sforzi hanno avuto come frutto il riconoscimento, da parte delle Nazioni Unite, della Palestina come Stato osservatore non membro. Questo riconoscimento deve essere un passo decisivo verso la pace e la sicurezza per tutti».


L'esterno della basilica della Natività di Betlemme nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 2012. Foto Reuters.
L'esterno della basilica della Natività di Betlemme nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 2012. Foto Reuters.

«Preghiamo con fervore – ha poi aggiunto il patriarca latino - per i nostri fratelli in Siria, che muoiono inesorabilmente senza pietà! Preghiamo per il popolo egiziano che lotta per un’intesa nazionale, per la libertà e l’uguaglianza. Preghiamo per l’unità e la riconciliazione in Libano, Irak, Sudan, e negli altri paesi della regione e del mondo. Preghiamo per la prosperità e la stabilità della Giordania. Cari fratelli e sorelle, la festa ritorna quest’anno mentre molti di voi soffrono per un motivo o per l’altro. Migliaia di giovani in carcere attendono con impazienza di riacquistare la loro libertà. Le famiglie sono separate e attendono un permesso per potersi riunire sotto lo stesso tetto. Soffrite per una occupazione che non ha fine. Gaza e il sud di Israele sono usciti da una guerra le cui conseguenze sono ancora visibili sul terreno e negli animi. La nostra preghiera abbraccia tutte le famiglie, arabe ed ebree, colpite dal conflitto. Che il Signore doni loro pazienza, conforto e consolazione, e che la società doni loro assistenza e sostegno!».

A tutti, il Patriarca latino di Gerusalemme ha ricordato la nascita di Gesù, principe della pace: «nato povero, ha vissuto poveramente, scegliendo liberamente di non avere alcun privilegio. Ha sperimentato la fatica, il dolore, il freddo, la fame, la sete, la paura, la persecuzione, la fuga, e - più tardi - la morte e il sacrificio di se stesso. E questo perché ha voluto essere veramente un ‘figlio dell’uomo’, che ha condiviso con noi le nostre sofferenze e le nostre speranze, felice di essere uno di noi. È nato per i poveri, per gli oppressi e i sofferenti, così come per la gente semplice, ordinaria, per chi non ha perduto la speranza in Dio; è venuto per i peccatori – ha inoltre affermato monsignor Twal - ha voluto restituire all’uomo la sua umanità e al peccatore la sua bontà e innocenza, la sua immagine di Dio, che era stata distorta dal peccato. Ha voluto interiorizzare i precetti e le leggi, facendo della religione non una serie di obblighi, ma l’espressione dell’amore verso Dio. Al posto dell’amore per la Legge ha proclamato la legge dell’Amore. La riconciliazione è opera di Dio. In questa notte – ha concluso Twal - abbiamo bisogno di un momento di silenzio e di preghiera. Guardiamo il Bambino di Maria e ascoltiamolo».

Alberto Chiara
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