31/12/2012
«Questa terra di Puglia accoglie
la vostra presenza come un segno straordinario di solidarietà».
Erano i saluti di un indimenticato e ancor oggi amatissimo vescovo, don Tonino Bello, che 20 anni fa accoglieva nella
sua diocesi, Molfetta, la Marcia della pace della notte del 31
dicembre 1992. Don Tonino, presidente di Pax Christi, moriva poi il
20 aprile 1993. Stasera si torna lì, nella sua terra. La 45a Marcia della pace si svolge, infatti, a Lecce, partendo dalla sua tomba
ad Alessano.
«Una terra-finestra.
Una terra-simbolo. Una terra-speranza. Una terra-frontiera… Si
distingue bene il Mediterraneo, nuovo invisibile muro, che curva la
nostra regione come un arco di guerra puntato dal Nord verso il Sud
del mondo. Il radicalmente altro che è il musulmano, il radicalmente
impoverito che è l’africano». Le parole di don Tonino hanno 20 anni, ma sono tragicamente attuali anche oggi. Per questo Pax Christi, la Caritas, l'Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana (Cei) e l'Azione cattolica italiana invitano a marciare per la pace questa notte, nel
solco del messaggio del Papa: Beati gli operatori di pace. Una
marcia per essere "svegli" e vigilare su quanto sta accadendo,
nei confronti degli immigrati e dei più poveri. Su quanto sta
accedendo ad un’economia che mette pesanti fardelli sulle spalle
delle persone, ma non mette minimamente in discussione le follie di
spese militari i cui zeri sembrano messi a caso, tanto sono numerosi,
e invece, purtroppo sono veri.
Monsignor Antonio Bello, da tutti conosciuto (e amato) come don Tonino Bello, fu tra l'altro vescovo di Molfetta (Bari) e presidente nazionale di Pax Christi. Nacque ad Alessano, in provincia di Lecce, il 18 marzo 1935, e morì a Molfetta il 20 aprile 1993.
In piedi costruttori di pace è il titolo del Convegno che Pax Christi sta concludendo a Santa Maria di Leuca, in preparazione alla Marcia. In piedi per dire che è pura follia spendere 130 milioni di euro per ciascuno dei 90 aerei da guerra F-35 che l’Italia dovrebbe acquistare. Come si fa a sperare in un anno nuovo di pace con queste premesse? I soldi si trovano per le armi, ma dalle agende della politica spesso è assente il povero, l’immigrato, l’impegno per il disarmo. Come si può invocare la pace in Siria, e ascolteremo alcune testimonianze durante la marcia questa notte, e poi scoprire che l’Italia vende armi al regime di Assad?
E dire che ci sono tanti motivi per iniziare questo nuovo anno 2013 "in piedi", da svegli, marciando… Per ricordare, ma non solo. Ricordare il Concilio che compie 50 anni. Ricordare che questo nuovo anno sarà l’anno della Pacem in terris (1963), l'enciclica in cui papa Giovanni XXIII scrisse che la guerra è «roba da matti» (alienum est a ratione). Ricordare e guardare avanti, raccogliere le sfide che arrivano dall’oggi, per una Chiesa vicina alle sofferenze, alle gioie e alle speranze degli uomini, e per una società dove ognuno, uomo e donna, possa sentirsi parte viva e attiva. Dove sia ancora possibile sognare un mondo nuovo, che non sia solo il freddo e spesso letale risultato di una finanza che a tutto guarda meno che al valore della persona.
Un cammino in salita, certo, ma come spesso ci ricorda il saggio centenario Arturo Paoli, «camminando s’apre cammino».
don Renato Sacco, Pax Christi