05/06/2010
Primo: l’immigrazione non è frutto di una scelta, ma di una necessità. Secondo: il Belpaese, senza di loro, non si reggerebbe in piedi. Terzo: chi ha saputo gestire con intelligenza il fenomeno, non solo non ne è stato danneggiato, ma, al contrario, ne ha tratto beneficio. Sono molti i luoghi comuni sull’immigrazione che vengono fatti a pezzi nel nuovo libro del direttore di Famiglia Cristiana, Antonio Sciortino: Anche voi foste stranieri. L’immigrazione, la Chiesa e la società italiana (Laterza).
Partiamo dal titolo, così forte e suggestivo. Si tratta di un versetto biblico del Deuteronomio, nel quale si raccomanda al popolo d’Israele, una volta tornato nella sua patria, di ricordare l’esperienza dell’esilio, nel momento in cui varerà nuove leggi sugli stranieri. Dal popolo d’Israele al Governo italiano, il passo è breve. “La politica dello struzzo” è il titolo quanto mai significativo del primo capitolo. Che senso, ha, nel mondo globalizzato, erigere muri? Non avrebbe più senso costruire invece ponti, cioè favorire l’accoglienza e l’integrazione? Certo, affrontare queste masse di diseredati che arrivano dal Sud del mondo è una «scomodità», nessuno lo nega: il bisogno di sicurezza della gente va tenuto in considerazione, così come l’esigenza di legalità.
Eppure l’immigrazione va gestita, necessariamente. E’ utile ricordare che l’immigrato fugge dalla miseria, alla ricerca di una vita migliore, per sé e la propria famiglia: non è, il suo, un viaggio di piacere. In secondo luogo – ricorda Sciortino – siamo o no consapevoli che il 10 per cento del nostro Pil (Prodotto interno lordo) deriva dal lavoro degli immigrati? Provate a chiudere le fabbriche in mano agli stranieri, o a togliere la manodopera immigrata da quelle italiane, e vedrete quali effetti dirompenti si avrebbero sulla nostra economia. C’è di più: il direttore di Famiglia Cristiana, ricordando le parole di Giovanni Paolo II, sottolinea che le società che hanno avuto la capacità di accogliere l’immigrato sono state premiate, in termini di un accresciuto benessere collettivo.
E’ tempo di una nuova politica, più coraggiosa, meno irretita negli stereotipi. Per promuovere un’integrazione reale bisogna partire dalla famiglia e dalla scuola, perché laddove un immigrato è inserito nel suo contesto familiare è più sereno e propenso al lavoro e a una vita disciplinata; e laddove il figlio dell’immigrato è accolto in una scuola, è già stato compiuto il primo passo per il suo inserimento nella società italiana.
Chi vuole approfondire la conoscenza del libro attraverso la voce dello stesso Sciortino, può vedere il filmato del suo incontro con Corrado Augias nella trasmissione Le storie:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6ec409ae-2a65-4302-a19c-c3394e515555.html?p=1
Paolo Perazzolo