16/05/2010
Don Antonio Sciortino, il direttore di Famiglia Cristiana, durante l'intervento. Accanto a lui Corradino Mineo, direttore di Rai News 24.
«Dobbiamo aprirci all'accoglienza. Nella legalità, certo, nel rispetto delle regole, ma il nostro Paese non può continuare nella politica della chiusura e dei respingimenti. Usiamo gli immigrati come braccia da lavoro, li sfruttiamo, e poi vogliamo rimandarli a casa se non ci servono più, perché gli stranieri diventano scomodi. Dobbiamo comprendere che questa "scomodità" ci aiuta a crescere». A parlare è don Antonio Sciortino, il direttore di Famiglia Cristiana, intervenuto al Forum della pace che ha preceduto la marcia della pace Perugia-Assisi.
Don Antonio Sciortino ha partecipato all'assemblea plenaria del Forum, intitolata "Facciamo pace con l'Europa e col mondo", insieme con il direttore di Rainews24, Corradino Mineo, e con don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera. Il direttore di Famiglia Cristiana è ritornato sul tema dell'immigrazione, al quale ha dedicato il libro "Anche voi foste stranieri" pubblicato in questi giorni per Laterza. «Noi siamo stati emigranti, per generazioni», ha aggiunto. «Non dobbiamo e non possiamo dimenticarlo. Mi chiedo se possiamo considerarci un Paese civile se, dopo aver vissuto e sofferto le fatiche e i drammi dell'emigrazione, trattiamo gli immigrati infliggendo loro quelle stesse umiliazioni che abbiamo patito».
Don Antonio Sciortino si è inoltre interrogato sulla necessità di una reazione da parte del mondo cattolico e della Chiesa di fronte alle scelte politiche che tendono a discriminare e a criminalizzare gli stranieri, in particolare coloro che arrivano nel nostro Paese fuggendo dalla povertà estrema, dalla guerra o dalla persecuzione politica: «Quando ci sono di mezzo i diritti umani la Chiesa non deve tacere», ha concluso. «A volte si è balbettato. Non è accettabile. Dobbiamo dire a chiare lettere, in nome del Vangelo, che i diritti fondamentali non possono essere violati. Se no si può dare l'impressione che il silenzio abbia un prezzo».
Luciano Scalettari