11/11/2012
Gaetano Fresa e Fallou Kama nei panni di Rocco e Thabo.
«Dicono che al casting mi hanno scelto per il mio sguardo». Sorride, Fallou Kama, con i suoi occhi grandi, vividi e profondi, che ti fissano senza battere ciglio. Fallou ha 13 anni, è arrivato in Italia dal Senegal tre anni fa, insieme a suo padre, un fratello maggiore e uno zio. A Dakar ha lasciato sua madre, gli altri due fratelli e una sorellina che lui non ha fatto in tempo a conoscere. Suo padre si guadagna da vivere facendo il venditore ambulante nel centro di Lecce. Lui frequenta la terza media a Surbo, paese del leccese.
Fallou ricorda come è iniziata la sua avventura cinematografica: un giorno una società di produzione arriva nella città pugliese per cercare un ragazzino come protagonista di un film. Il regista non vuole un professionista, uno che abbia già esperienza in Tv, cerca un ragazzo comune, che sia bravo a giocare a pallone. La notizia arriva alle orecchie del papà di Fallou, che propone al figlio di partecipare al casting. Fallou è arrivato da poco in Italia, mastica appena poche parole di italiano. Ma il suo sguardo parla da solo.
Così come lo sguardo di Gaetano Fresa, 13enne barese, alto e magrissimo, il viso allegro e simpatico che sembra fatto apposta per il grande schermo. La società di produzione arriva anche a Bari per fare i casting, anche lì cercano un ragazzino sveglio, bravo con il pallone. E scelgono Gaetano. «Il regista mi ha detto che gli ero sembrato fra tutti il più attento e curioso», racconta. Fallou e Gaetano sul grande schermo sono Thabo e Rocco, i due giovanissimi protagonisti di Il sole dentro.
Il regista Paolo Bianchini alla cinepresa.
Diretto da Paolo Bianchini e prodotto da Alveare cinema, società di produzione senza fini di lucro, in collaborazione con Rai cinema, il film è ispirato alla vicenda di Yaguine Koita e Fodé Tounkara,
due ragazzini guineiani di 14 e 15 anni, che nell'estate del 1999
morirono assiderati mentre cercavano di raggiungere Bruxelles, nascosti
nel vano carrelli di un aereo partito dalla capitale Conakry, per
consegnare una lettera contenente un importante messaggio ai leader
occidentali, a nome dell'infazia africana. Nella lettera, i due
ragazzini supplicavano le "Eccellenze, i signori membri e responsabili dell'Europa"
di ascoltare il grido di disperazione dei bambini africani, che nei
loro Paesi soffrono perché vivono nella fame e nella povertà, perché non
si vedono riconosciuto il diritto di andare a scuola e studiare, perché
non hanno spazi attrezzati dove praticare sport come il pallone, non
hanno opportunità di costruirsi un futuro dignitoso.
Paolo Bianchini, che dal 2002 è ambasciatore dell'Unicef e, come
regista, è sensibili ai temi che riguardano l'infanzia, ha conosciuto
anni fa la storia di Yaguine e Fodè e ne è rimasto profondamente colpito. Ha incontrato i genitori dei due ragazzini in Guinea, da
allora non ha mai smesso di pensare a come poter portare avanti la loro
memoria, continuando a far vivere il loro progetto, il loro sogno. Ha
così dato vita a una Fondazione intitolata ai due ragazzi, dedita a
iniziative di carattere sociale. La più importante è proprio la realizzazione di Il sole
dentro: Bianchini lo ha pensato a lungo, ci ha lavorato per quattro
anni, per lui è diventato una missione.
Il film racconta due viaggi, quello reale verso
Bruxelles di Yaguine e Fodé - interpretati da due ragazzini guineiani -
e quello inventato di Thabo e Rocco, entrambi vittime del mercato dei
baby-calciatori, verso un non specificato Paese africano, da dove proviene Thabo. Rocco, così, si ritroverà in Africa, piccolo
clandestino arrivato dall'Italia attraversando a piedi il deserto: lo stesso che uomini e donne africani hanno percorso - e
continuano a percorrere - all'inverso per fuggire la miseria dei loro Paesi
inseguendo il miraggio dell'Europa.
In questa seconda storia, Bianchini racconta così un altro tema al quale è
profondamente sensibile: quello del mercarto dei baby-calciatori, i
ragazzini africani portati via dalle loro famiglie da sedicenti
procuratori senza scrupoli con l'illusione di farli diventare dei
calciatori professionisti in Europa. E poi, con altrettanta ferocia,
abbandonati, lasciati per strada, al loro destino, quando non servono
più, quando è chiaro che non hanno abbastanza talento per andare avanti.
Giobbe Covatta nel ruolo di un autista di autobus.
Gaetano, al primo anno dell'Istituto alberghiero, gioca a pallone da quando aveva sei anni, il suo grande sogno è
diventare un calciatore. Vive con la mamma Antonella nel quartiere San
Girolamo, in periferia, ma è nato a Bari vecchia, nella stessa via dove è
cresciuto Antonio Cassano, il suo idolo. Anche Fallou ama il pallone,
tifa il Milan e si allena con il Lecce club. Ma, ci tiene a precisare, a differenza di Thabo, il suo personaggio, lui
non è venuto in Italia per giocare a calcio. Lui è qui perché, spiega,
ha una missione da compiere: studiare, aiutare la sua famiglia e, un
giorno, tornare in Senegal.
Il sole dentro è stato girato nel deserto tunisino, a Bari e in Guinea,
nel villaggio di Yaguine e Fodé, con i loro genitori che interpretano la
parte di sé stessi. Nel cast ci sono Angela Finocchiaro, Francesco Salvi, Diego Bianchi e anche Giobbe Covatta in una breve parte. Per le tematiche che affronta, il film ha avuto il
patrocinio di Comunità di Sant'Egidio, Unicef, Save the children, Federazione italiana giuoco calcio e
Agiscuola. Sarà nelle sale cinematografiche a partire dal 15 novembre.
Attraverso la Fondazione intitolata a Yaguine e Fodé, Paolo Bianchini porta avanti una serie di progetti in Guinea: il regista ha avviato una campagna per portare nel villaggio di Yaguine e Fodé dei pannelli fotovoltaici,
per permettere alle scuole dui avere luce senza interruzioni, in un
Paese che, fra gli altri problemi, soffre di carenza di energia
elettrica. «Il progetto va avanti faticosamente», spiega Bianchini,
«per adesso siamo riusciti a mandare due pannelli. Stiamo inoltre
studiando la possibilità di mandare un ingegnere italiano per realizzare
il sistema di illuminazione nella scuola di Yaguine e Fodé, che è stata
intitolata proprio ai due ragazzini».
Da Il sole dentro è germogliata un'altra bella iniziativa, la campagna "Fatti sentire": gli studenti delle scuole italiane e di
altri Paesi sono stati invitati a scrivere delle lettere indirizzate ai
leader del mondo per spiegare quale futuro vogliono costruire. L'iniziativa ha avuto un
grandissimo successo: sono arrivate lettere da tutto il mondo, spiega
Bianchini. «Queste lettere saranno raccolte e consegnate a dicembre al
Parlamento europeo, in occasione di una proiezione speciale del
film. E' giunta l'ora che i piccoli del mondo comincino a pretendere non
solo di essere ascoltati, ma anche di avere delle risposte dai loro
governanti».
Il sole dentro è nato, davvero, da un sogno. «Il titolo del film io l'ho sognato una notte», racconta Bianchini, «riflettevo su come avrei potuto riprendere con la cinepresa i visi dei due giovani attori africani nel buio della stiva di un aereo. Così, nel sonno, ho immaginato Yaguine e Fodé: i due ragazzini avevano il sole dentro di loro che li illuminava».
Giulia Cerqueti