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I nostri "martedì col professore"
I lettori di questo blog conoscono già il prof. Morris Schwartz, di cui racconta Mitch Abbon nel libro: I miei martedì col professore (ed. Bur). Il professore, affetto da una malattia neurologica degenerativa che l’avrebbe portato in pochi mesi alla morte, si incontra a cadenza settimanale con un suo ex alunno, che è diventato giornalista di successo, per discutere delle supreme questioni della vita. Perché una morte consapevole può diventare un’occasione di “crescita spirituale”, sia per chi deve subirla che per chi accetta un incontro aperto, senza rifugiarsi nelle menzogne e nei luoghi comuni.
Un momento di grande intensità in questa specie di dialogo socratico che si svolge tra il professore morente e il discepolo è quello che ha per tema il perdono. “Non abbiamo solo bisogno di perdonare gli altri, ma anche di perdonare noi stessi”, sentenzia il professore. Perdonarci per tutto quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto: “Perdona te stesso. Perdona gli altri. Non aspettare Mitch. Non sono tutti così fortunati”. Superato lo sconcerto che ci suscita un morente che si dichiara fortunato di poter dare forma alla sua morte, così come l’ha data alla sua vita, rimaniamo affascinati dal suggerimento di affrontare la morte immergendoci nel perdono.
Siamo rinviati a una delle descrizioni più profonde della dinamica spirituale della morte: quella proposta da Tolstòj ne La morte di Ivan Il’ič. Ivan Il’ič non riesce a morire: per tre giorni e tre notti grida ininterrottamente, perché non vuol essere ingoiato dal sacco nero della morte. Ma alla fine – ci assicura lo scrittore – avviene in lui un cambio di direzione: “Sì, tutto non è stato come avrebbe dovuto essere”, si disse, “ma non importa”. Questo avviene alla fine del terzo giorno, un’ora prima della morte, commenta Tolstòj. Smette allora di opporsi alla morte e l’accetta come una continuazione della vita.
Ci stupiamo constatando quanto siamo diventati ignoranti del contenuto veramente umano del morire. Il dibattito attuale si concentra sulle questioni della sopravvivenza biologica e della morte naturale; ma abbiamo spogliato la morte della sua dimensione spirituale. Avremmo tutti bisogno di qualche “martedì col professore”, ovvero di testimoni credibili e affidabili.
Pubblicato il 05 maggio 2011 - Commenti (0)