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apr
Il grido di un padre
Lo scrittore Philippe Forest.
Se decidiamo di ascoltare la voce di un genitore che ha perso la figlia per una malattia spietata, che non ha ceduto a nessun trattamento, dobbiamo essere preparati: sarà una testimonianza che ci scava dentro. Soprattutto se abbiamo a che fare con una persona tenace, che non si rassegna alla morte della propria bambina: non trova né nella fede, né nella ragione argomenti per mettere a tacere la sua indignazione.
Pauline, la figlia di quattro anni di Philippe Forest, è morta di cancro nel 1996. Per elaborare il lutto, il padre ha raccontato la storia sotto forma di romanzo: Tutti i bambini tranne uno (per il titolo del libro si è appoggiato al celebre inizio del racconto di Peter Pan: “Tutti i bambini, tranne uno, crescono”; per Forest è la sua Pauline portata via dalla morte nella prima infanzia, destinata a non crescere più). Gli anni passano, ma la ferita non si chiude.
Ora Philippe Forest torna con un altro libro a ripercorrere la strada del lutto e dei suoi lavori forzati. Anche se avessi torto (ed. Alet). Descrive la malinconia ospedaliera, le diverse strategie per contenere il grido di dolore che non si vuol spegnere: dalla religione e i suoi riti alle “presunte” virtù terapeutiche della letteratura. Nessuno di questi percorsi porta il lenimento atteso. Solo un ricordo lo conforta: come ha visto funzionare l’ospedale nei reparti di oncologia pediatrica: “La rigorosa parità di trattamento tra i pazienti, a prescindere dalla loro origine e dai loro mezzi, la presa in carico assoluta di tutte le gravose spese che gli esami e le cure comportano, il desiderio di ingentilire l’ambiente tremendo nel quale di colpo bambini e genitori si trovano scaraventati per dargli l’apparenza – sia pure illusoria – di un luogo vivibile”.
Ancor più: dichiara che solo una volta gli è capitato di sentirsi fiero di essere francese, ed è stato quando ha capito il genere di assistenza che l’ospedale francese garantiva ai pazienti colpiti da malattie gravi. Ecco: dovremo ricordarci di questa testimonianza prima di parlare di “accanimento terapeutico” e di spese futili. Talvolta l’utilità non si misura in tempo di vita assicurata, ma ha un carattere simbolico.
Pubblicato il 13 aprile 2011 - Commenti (0)