09/10/2012
Il ministro della Salute Renato Balduzzi (Ansa).
Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha reso nota oggi, dopo averla firmata e inviata ai Presidenti di Camera e Senato, la Relazione sull’attuazione della legge n. 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Nella Relazione, reperibile integralmente presso il sito del Ministro della Salute, vengono illustrati i dati preliminari per l’anno 2011 e forniti i dati definitivi dell’anno 2010. A una prima lettura i dati evidenziano la tendenza in corso ormai da anni alla diminuzione del ricorso all’IVG e del tasso di abortività e dimostrano, come ha dichiarato lo stesso ministro, «che nella grande maggioranza dei casi il ricorso a questo intervento rappresenta l’ultima scelta, essendo stati tentati prima metodi per evitare gravidanze indesiderate». Il riferimento è al maggior ricorso alle tecniche contraccettive da parte delle coppie italiane.
Nell’anno 2011 sono state effettuati (dato provvisorio) 109.538 aborti,
oltre 6.000 in meno rispetto al 2010 (115.981 casi). Il decremento è
dunque del 5,6% rispetto al 2010 e del 53,3% rispetto al 1982, anno in
cui vi è stato il picco massimo (234.801 casi). Nel 2011 il tasso di
abortività, cioè il numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra
15-49 anni, dunque l’indicatore più accurato per una corretta
valutazione della tendenza all’aborto, è risultato, secondo la
Relazione, pari a 7,8 per 1.000 (-5,3% rispetto al 2010, dove il tasso
era di 8,3 per 1.000). Il decremento rispetto al 1982 è del 54,7%
(allora era di 17,2 per 1.000). «Il valore italiano è tra i più bassi di
quelli osservati nei paesi industrializzati», si legge nella Relazione.
Altra tendenza costante dal 1983 è il calo dei tassi di abortività in
tutti i gruppi di età, salvo quello delle minorenni, che nel 2010 è
risultato pari a 4,5 per 1.000 (era del 4,4 per 1.000 nel 2009). Nella
Relazione si sottolinea comunque che quello italiano è un dato inferiore
rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale.
Altro dato rilevante è l’aumento nel corso degli anni di aborti
richiesti da donne con cittadinanza straniera, in particolare quelle da
paesi a forte pressione migratoria (con un tasso del 26,4 per 1.000):
nel 2010 la quota complessiva di straniere che hanno fatto ricorso
all’aborto era di oltre un terzo (34,2% del totale). Nel 1998 la
percentuale era del 10,1%.
L'on Carlo Casini,, presidente del Movimento per la Vita.
Dal 2009, come riconosce la Relazione, alcuni istituti hanno fatto uso
del mifepristone, la famosa pillola RU486, e del prostaglandine per
accedere all’IVG. Secondo i dati a disposizione, nel 2010 si sono avuti
3.836 casi (il 3,3% del totale delle IVG del 2010) e, fino al primo
semestre del 2011, altri 3.404 casi. «Nel 96,1% dei casi», si legge,
«non vi è stata nessuna complicazione immediata e la necessità di
ricorrere per terminare l’intervento all’isterosuzione o alla revisione
della cavità uterina nelle donne che avevano avviato la procedura
dell’IVG farmacologica si è presentata nel 5,9 % dei casi». Nonostante
le parole di circostanza una percentuale comunque non trascurabile.
A proposito di cifre, l'on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, in un comunicato stampa ha chiesto perché il ministro nel fornire i numeri «non tiene conto della grande quantità di aborti precocissimi causati dalle pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo». Questi ritrovati chimici, contrariamente a quanto
comunemente si pensa, sono infatti veri e propri strumenti abortivi e non contraccettivi in quanto
impediscono l’annidamento dell’embrione nell’utero dopo la sua
formazione.
Quanto all’obiezione di coscienza, nel 2010 il fenomeno di è
stabilizzato tra i ginecologi e gli anestesisti, «dopo un notevole
aumento negli ultimi anni», come riconosce la Relazione. A livello
nazionale, per i ginecologi si è passati dal 58,7% del 2005 al 69,3% nel
2010 mentre per gli anestesisti, negli stessi anni, dal 45,7% al 50,8%.
Stefano Stimamiglio