14/05/2011
Alcune famiglie di Nomadelfia
L'affido familiare è soprattutto un'esperienza di donazione, di sostegno a chi è in difficoltà, ma diventa anche una grande fonte di arricchimento per sé stessi e per l'intera famiglia. Nella comunità di Nomadelfia, fondata da don Zeno Saltini, l'accoglienza di minori è stata, da sempre, un vero e proprio stile di vita, nutrito dalla dimensione comunitaria. Tommaso, responsabile dell'accoglienza dei minori, racconta la sua esperienza pluriennale: «Mi occupo di quest'attività da quarant'anni, da quando sono entrato a Nomadelfia. Adesso i minori che accogliamo sono 16, in più ci sono maggiorenni in situazioni di disagio. Già molti anni fa don Zeno è stato un precursore: aveva intuito, prima di ogni legge, la necessità, per ogni ragazzo, di crescere in una dimensione familiare. Da ciò la nascità della "mamme di vocazione": modo particolare di vivere la maternità, diversa da quella di sangue, ma propria del bisogno umano, affettivo». Sono circa cinquanta le famiglie che oggi vivono a Nomadelfia, in comunione fraterna. «La dimensione comunitaria è importante nell'affido, così come la rete di relazioni, la condivisione: spesso è proprio la solitudine che scoraggia le famiglie».
L'affido viene visto nell'ottica non solo del bambino, ma anche dei genitori, spesso vittime di una vita sofferta. «Ricordo il caso di un padre che al termine dell'affido ha ripreso in casa la sua bambina, e continuava a ripetere che ce la stava mettendo tutta per darle ciò di cui lei aveva bisogno. Si era speso così tanto, nonostante le sue difficoltà, che poco dopo fu trovato morto. È una storia difficile da dimenticare». Occorre preservare i rapporti, essere consapevoli che si tratta di un'esperienza momentanea: «Mai parlare male dei genitori naturali e conservarne nel bambino un'immagine protetta. A volte è difficile la collaborazione, gli sforzi fatti per dare le regole, per far passare un messaggio di sobrietà contrario al consumismo esasperato che incombe vengono vanificati da un incontro». Ma non bisogna scoraggiarsi e confidare invece, soprattutto, nella rete: «Un figlio che bussa alla nostra porta diventa figlio per sempre, per tutti. Non è più tempo di agire da soli: occorre lanciare una sfida comune, contro le forze digregatrici che coltivano l'individualismo e lacerano il tessuto del nostro Paese».
Maria Gallelli
Dossier a cura di Maria Gallelli e Stefano Stimamiglio