25/07/2011
Quando si diventa adulti, oggi? Qual è l’unica scelta considerata e vissuta come realmente irreversibile? Non certo l’entrata del mondo del lavoro, sempre più precario e instabile, non più l’uscita di casa, alla quale capita di far ritorno (vedi al capitolo lavoro precario), men che meno il matrimonio. Oggi il passaggio irreversibile verso l’età adulta avviene con la nascita del primo (e spesso unico) figlio.
Alcuni studi (tra i quali quello di F. Modena e F, Sabatini, I Would if I Could. Precarious Employment and Childbearing Intentions in Italy) iniziano a dimostrare come il lavoro precario costituisca un reale disincentivo alla decisione di mettere al mondo un figlio, almeno fino oltre i 34 anni (dai 34 anni in poi tale disincentivo viene mitigato dalla consapevolezza che l’ “orologio biologico” sta per scadere). E proprio precarie sono, tradizionalmente, le donne: secondo una recente indagine Ires-CGIL, il 75% circa dei contratti precari è “firmato” da donne; solo il 19% delle donne tra 25 e 34 anni con un contratto “flessibile” decide di mettere al mondo un figlio - contro il 31% delle donne con un contratto a tempo indeterminato. Le mamme precarie sono un esercito invisibile: l’INPS non possiede statistiche su quante siano le indennità di maternità pagate alle iscritte alla gestione separata. Non che le madri “a tempo indeterminato” possano dormire sonni tranquilli: secondo l’ISTAT, il 13% delle donne nate dopo il 1973 ha dichiarato di aver dovuto abbandonare il lavoro in seguito a una gravidanza, un esercito di circa 1 milione di donne.
Donne che tornano a fare le casalinghe? “Magari”, risponderebbero in molte, soprattutto quelle con bambini piccoli. Ma non è possibile. Perché un solo reddito, sempre più spesso precario anche quello (si stima che il 72% dei contratti stipulati nel biennio 2009-2010 sia a tempo determinato) non basta più per sopperire alle esigenze di una famiglia, tanto che le famiglie con figli e un percettore di reddito scivolano spesso sotto la soglia di povertà. Eppure, al di là delle statistiche e della mancanza di politiche familiari e di riforme strutturali del mercato del lavoro, tante giovani famiglie scelgono ancora di scommettere sul futuro.
Lorenza Rebuzzini