24/05/2013
A Milano il primo giorno d'apertura dell'Ufficio delle Unioni civili.
Grande clamore, ma poi di sostanza poca o quasi nulla. A guardare la storia dei registri sulle unioni civili in Italia e in particolare l’aspetto del riconoscimento in qualche forma delle unioni dello stesso sesso, questo è quanto emerge.
Numeri piccoli, una storia di pochi. E lì dove l’iniziativa è nata proprio per battaglie “di non discriminazione” si registrano proprio i piu’ clamorosi insuccessi.
Due anni fa il registro delle coppie di fatto a Milano: grandi battaglie in aula, il rischio serpeggiante di spaccatura nella maggioranza di centro sinistra – la giunta arancione di Pisapia - tra la componente laica piu’ oltranzista e quella cattolica che mirava a una mediazione. Con l’arcidiocesi che frenava e metteva in guardia sull’inutilità di un simile provvedimento.
Poi lo zampino audace del sindaco Pisapia mise a posto tutto. E il registro passò in piena estate. Tra le prime unioni registrate quelle di due uomini, il giornalista Paolo Hutter e il suo compagno e di due donne, di cui una era la figlia di Vecchioni. Risultato? Ad oggi ad essersi iscritte sono solo 481 coppie. Di queste, 85 sono composte da due uomini, 46 da due donne.
Vero colpo di mano quello accaduto in due Municipi di Roma, il primo e l’undicesimo. Qui con una maggioranza di sinistra e l’astensione dell’Udc sono passati due registri: quello delle coppie di fatto e quello sul testamento biologico. «I numeri li abbiamo chiesti ma fanno melina» commenta l’assessore comunale alla famiglia Gianluigi De Palo.
Bologna è da sempre città in cui il movimento omosessuale ha trovato accoglienza. Di tre mesi fa la provocazione: 78 coppie gay hanno inscenato un provocatorio matrimonio al circolo Arci del Cassero. E dire che qui le cose si fan sempre da antesignani, ma non è detto che riescano: il registro per le unioni di fatto c’è da ben dodici anni, ma non si è iscritto quasi nessuno.
Francesca Lozito