Giovani italiani: un futuro ipotecato?

Indebitati fin da piccoli, poca istruzione e cultura, scarso peso politico, minacciati da mafia e inquinamento. Il quadro di Save the Children e alcune storie positive.

Per fortuna ci sono le "eccellenze"

06/12/2012

Di fronte al quadro cupo che emerge dall'Atlante, si impongono le testimonianze di alcune giovani eccellenze, ragazzi che partecipano al dibattito sul futuro. Matteo Boero, 34 anni, imprenditore di Torino, ha rivoluzionato il mondo del tutoring online. Nell’aprile del 2012 realizza Cicero, il primo tutor di latino in rete. «Cicero è nato come una sfida: coniugare la più imbalsamata delle lingue classiche con la più giovane delle tecnologie. In capo a sei mesi ha collezionato oltre seimila studenti, più di settemila versioni tradotte e quasi un milione di risposte. Il vero gioco è imparare a sopravvivere al cambiamento».

Anna Martinese, 18 anni di Taranto, non ha una famiglia a cui appoggiarsi ma è brillante a scuola e desiderosa di affermarsi nel lavoro. «L’adolescenza. Avete presente un burrone? La paura dell’uomo nero è stata soppiantata da quella del futuro nebuloso. Sono tanti i motivi per cui arrendersi eppure potrebbe essere sufficiente non guardare giù più del dovuto ma giusto quanto basta per avere lo stimolo a saltare, a lottare contro il vento e contro la forza di gravità. Ormai lontani dalle chimere dell’infanzia, fondamentali però per riuscire a saltare».

Fabio Regolo, 38 anni, magistrato della Procura di Vibo Valentia, impegnato contro la mafia e la ‘ndrangheta. «Fin dall’età di 15 anni ho sognato di diventare “operatore di giustizia”. Il pianeta infanzia potrà tornare ad avere speranza nel futuro se ci saranno servizi adeguati, sovvenzionati da una adeguata spesa sociale; se la comunità potrà ricominciare a ritenere le somme spese per far crescere i minori un investimento sul futuro e non un peso. Compito nostro è creare un sistema coerente che sia disincentivo all’evasione fiscale e che punisca chi drena risorse al futuro dei giovani».

(Credit: www.quirinale.it)
(Credit: www.quirinale.it)

Ian Ssali, di Roma, ha 22 anni ed è Presidente della Rete G2. Di origine ugandese, a 17 anni consegna una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano affinché si faccia portavoce di una riforma della legge sulla cittadinanza più aperta ai figli d’immigrati. Napolitano risponde con il primo appello pubblico a sostegno delle istanze dei giovani italiani di seconda generazione. «Nell’asilo del futuro – dice Ian - voglio che i bambini si sentano appartenenti ad una rinnovata comunità di destino».

Chiara Pelizzoni
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