15/03/2013
Chiediamo a Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica e consulente Aifa, un commento su questa delicata e complessa vicenda. «Le cosiddette "cure Stamina" non sono validate scientificamente secondo i protocolli stabiliti, che non sono, lo sottolineo, un aggravio burocratico ma la garanzia per il paziente che quelle terapie siano efficaci o almeno non pericolose», precisa. «Si aggiunga il fatto che i risultati di questi trattamenti non sono stati resi pubblici, e che le due ispezioni ministeriali e Aifa hanno riscontrato irregolarità nella gestione in laboratorio di queste procedure. Irregolarità non formali, ma sostanziali, che possono mettere a rischio la salute del paziente».
C'è dachiedersi se si poteva evitare questa situazione? «Credo che il Ministro Balduzzi si sarebbe dovuto attivare prima nella gestione della delicata vicenda, che ha presentato delle falle se si è arrivati a questo punto, a partire dal dialogo con le famiglie. Al tempo stesso, ritengo che i giudici coinvolti che hanno dato il loro consenso alle cure dovrebbero limitarsi a fare il loro mestiere, e, interpellati, tenere conto delle evidenze scientifiche, senza avallare nuovi “casi di Bella”, come invece, a mio avviso, stanno facendo. Ci tengo però a far presente che questo è anche il risultato di un’esasperazione del principio di autodeterminazione del paziente: se i desideri del paziente devono prevalere sulla professionalità e competenza medica, perché rifiutare queste terapie a famiglie già duramente provate dalla malattia, che non hanno altre speranze? I paladini della “volontà del paziente innanzitutto” dovrebbero farsi un esame di coscienza».
Alessandra Turchetti