17/12/2011
Kinshasa, sostenitori di Joseph Kabila festeggiano l'annuncio della vittoria (Foto AP).
La vita in Repubblica Democratica del Congo è tornata alla normalità: gli uffici hanno riaperto, le scuole funzionano, i mercati e i negozi sono di nuovo in piena attività. Ma il clima resta teso, nella capitale e in gran parte del Paese. Solo a Kinshasa sono stati mobilitati in ogni angolo della città 20 mila militari: il timore è che la contestata e dubbia rielezione del presidente uscente Joseph Kabila possa far esplodere violenze su larga scala.
Secondo i dati (definitivi ma non ufficiali) resi noti dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni) i votanti nei 63.865 seggi sono stati 18.911.572 (il 58,81% degli aventi diritto). Il vincitore è Joseph Kabila, col 48,95% dei consensi (8.880.944 preferenze, in cifre assolute). Etienne Tshisekedi – il principale sfidante – si è invece fermato al 32,33% (5.864.775 voti). Gli altri due candidati ad aver ottenuto un certo consenso sono Vital Kamerhe, che ha avuto il 7,74% (1.403.372 consensi) e Leon Kengo col 4,95% (898.362 voti).
L’esito elettorale, però, è fortemente contestato da più parti. La tensione è più alta nei quartieri dove è più alto il seguito di cui gode il principale sfidante, Etienne Tshisekedi, il candidato dell’Unione per la democrazia e il progresso sociale (Udps).
Tshisekedi all’annuncio dei risultati – che lo danno perdente per 15 punti percentuali – si è autoproclamato vero vincitore delle elezioni.
Secondo alcune fonti dell’agenzia di stampa Misna, nei giorni scorsi ci sarebbero state perquisizioni casa per casa e abusi commessi dalla polizia nelle zone più calde per prevenire nuovi disordini. C’è preoccupazione anche per la possibile infiltrazione di bande criminali che potrebbero approfittare della situazione di instabilità per creare il caos. Sono già 18 le vittime e centinaia i feriti provocati delle violenze di queste settimane.
Si sono verificati anche ripetuti scontri tra forze dell’ordine e militanti dell’opposizione, specie nella capitale, nella città di Mbuji-Mayi (provincia del Kasai occidentale) e a Bukavu, che si trova al confine con Ruanda e Burundi.
Sulla scarsa trasparenza del voto e sui brogli elettorali sono state tante le prese di posizione, sia da parte della Chiesa (vedi l’articolo del dossier che riguarda la conferenza stampa del cardinale Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa) che degli osservatori della Fondazione Carter e dell’Unione Europea, come pure di numerose realtà della società civile. Anche la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland, ha dichiarato che il voto congolese è «gravemente viziato da irregolarità». «Non si sa se questo, insieme alla poca trasparenza», ha aggiunto, «sia stato sufficiente a cambiare il risultato».
Il clima di incertezza si è protratto fino a oggi, 17 dicembre: in giornata verranno annunciati i risultati ufficiali, dopo l’esame dei riscorsi. Intanto, i leader di opposizione sembrano voler cercare una soluzione, che eviti lo scontro politico e l’accendersi di nuovi focolai di violenza.
Luciano Scalettari