31/03/2012
Oggi in Brasile, secondo stime dell’ambasciata italiana, vivono oltre 25 milioni di oriundi. Sembra addirittura che, contando i cognomi registrati all’anagrafe, San Paolo sia la seconda citta’ italiana piu popolata del mondo dopo Roma. Ma a parte la megalopoli Paulista e lo Stato a cui da il nome, il grosso dell’emigrazione italiana si e’ concentrata a sud, nella zona “incastrata” tra Paraguay, Argentina ed Uruguay.
Anche a causa del clima, molti dei nostri connazionali venuti qui in cerca di terra e di lavoro dal 1870 in poi, (costituendo fino al 1950 il gruppo etnico di emigranti piu’ numeroso) scelsero – e italianizzarono in massa - questa relativamente piccola appendice meridionale dell’ex colonia portoghese. Al punto che l’IBGE (Istituto Brasiliano per la Geografia e la Statistica) considera oggi italo-brasiliani un terzo della popolazione dei tre Stati che la compongono: 9 milioni circa su 27 totali tra Parana’, Santa Catarina e Rio Grande do Sul.
Brasile, 1930: la casa degli italiani a Belem (Alinari).
Ma per accorgersi di quanto diffusa e capillare sia questa presenza non
servono le cifre ufficiali: tutto, dai cartelloni pubblicitari agli
elenchi del telefono, pullula di nomi ‘nostrani’. Se pero’ ai ‘titolari’
di questi nomi se ne chiede la provenienza specifica nella maggior
parte dei casi bisogna accontentarsi di un “nao sei” (non so).
Di fatto qui l’esodo italiano e’ antico oltre che numeroso. Il grosso
dei connazionali, gran parte dal Triveneto (molti addirittura con
passaporto austroungarico), approdo’ su queste sponde - per disboscarle e
coltivare caffe’ - alla fine del 19esimo secolo. Sempre secondo l’IBGE,
piu’ di un milione di italiani (due terzi del totale) emigrarono in
Brasile prima del 1900. E dopo la quinta o sesta generazione e’ normale
che di tante storie familiari si siano perse le tracce.
Brasile, San Paolo, 1937: mostra italiana per il cinquantenario dell'emigrazione a San Paolo, con il padiglione espositivo della Pirelli (Alinari).
Quelle culturali, tuttavia non si sono perse affatto. Sulla mappa di
questa zona figurano Nova Cantu’, Nova Brescia, Nova Treviso, Nova Padua
e Nova Bassano, (addirittura due Nova Venezia – una scritta con la “c”
al posto della “z”). Qui, tutto ricorda l’Italia, dal cibo
all’architettura fino al modo di pronunciare il portoghese. E forte,
fortissima, e’ l’impronta italiana nell’interpretare – dall’aspetto dei
luoghi di culto alle espressioni della devozione per i santi - la fede
cattolica.
La sinergia tra le migliaia di religiosi in missione (il Brasile e’ da
sempre la nazione con il maggior numero di missionari italiani) e i
figli, i nipoti e i pronipoti degli emigranti che hanno scelto la
carriera ecclesiastica, ha fatto degli italiani I principali
continuatori dell’evangelizzazione di questo enorme Paese, iniziata
sotto l’impero portoghese, dai padri gesuiti.
Brasile, San Paolo, 1937: il padiglione espositivo con i libri delle più famose case editrici italiane (Alinari).
I segni di questo fenomeno sono ovunque in questa parte di Brasile e,
nonostante la popolarita’ crescente dei nuovi, numerosi e variegati
movimenti evangelici protestanti, continuano a spuntarne di nuovi. Molti
sono I luoghi dove l’impatto di questo mix di fede e italianita’ e’
particolarmente marcato. Noi abbiamo scelto di raccontarvene due.
Stefano Salimbeni