Egitto, la rivoluzione bruciata

Le elezioni si avvicinano ma la tensione tra cristiani e musulmani cresce, l'economia tracolla e il Consiglio militare pare deciso a tutto. Il futuro incerto del Paese.

Al Aswany: "Il problema è la corruzione"

17/10/2011
Lo scrittore Alaa Al Aswany.
Lo scrittore Alaa Al Aswany.

«Questa è tutta gente che ha corrotto e rovinato la vita politica in Egitto per trent'anni. Se ne devono andare. Il Consiglio militare però su questo punto non dice nulla». Alaa Al Aswany è il più noto scrittore egiziano, ma non ha abbandonato la sua professione originaria, il dentista. Avvolto in un camice blu, nel suo studio al quarto piano di un palazzo di El Diwan, al Cairo, poco distante dall'ambasciata italiana, aspira una boccata dall'ennesima sigaretta.

     Il dottor Al Aswany, che oltre ad essere uno scrittore e un dentista è anche un membro del movimento di opposizione Khifaya, si riferisce al progetto di legge elettorale che il consiglio militare egiziano sta mettendo a punto in vista delle elezioni. La bozza di legge approvata nelle scorse settimane prevede un 70% di voti di lista e un 30% di voti per i candidati individuali: una scelta fortemente condannata da molti dei nuovi movimenti politici, i quali temono che così facendo gli uomini del vecchio regime possano riciclarsi nel nuovo Parlamento.

     «Il problema - continua Al Aswany - è che il Consiglio militare non ha il concetto chiaro della rivoluzione. Hanno supportato la rivoluzione, ma le scelte fatte nel periodo successivo sono state sbagliate. E ultimamente mi sembra che stia un po' abbracciando il concetto che la rivoluzione è una cosa buona, ma non lo sono i rivoluzionari. Per questo credo che sia davvero importante la transizione del potere con le elezioni».

     Uno dei problemi centrali del Paese, spiega l'autore di Palazzo Yacoubian, è «la corruzione e quello è un problema che ci vorrà tempo a debellare. Per quanto riguarda invece la questione delle libertà di espressione, bé, la situazione è in parte migliorata, ma c'è un rischio di involuzione. Nell'era di Mubarak, specie negli ultimi dieci anni, era stata coniata una formula, per cui la gente poteva dire quello che voleva, ma il regime avrebbe comunque fatto quello che voleva. E io temo che ora questo possa in qualche modo continuare. Prendiamo ad esempio il mio lavoro: io non ho problemi a scrivere, ma le persone, gli scrittori, i giornalisti, non scrivono solo per scrivere, ma anche per influenzare le autorità. E' la dialettica democratica. Ecco, se l'autorità rimane sorda allora vuol dire che c'è un problema». 

Federico Simonelli
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare

Ultimi dossier pubblicati

%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati