Italia, siamo quasi alla canna del gas

Il nostro Paese sta ricevendo il 17% di gas in meno dalla Russia. Ma ci siamo accorti tardi dell'emergenza. E mancano strategie per le fonti rinnovabili e per eliminare gli sprechi.

Un'emergenza fittizia

09/02/2012
Un gasdotto della Gazprom in Polonia (foto Reuters).
Un gasdotto della Gazprom in Polonia (foto Reuters).

Cosa sta accadendo? L'Italia ha ricevuto meno gas dalla Russia, che è uno dei suoi principali fornitori e sta iniziando a far bruciare ad alcune centrali elettriche olio combustibile, anche se è un combustibile fossile molto più inquinante del gas. Addirittura c’è chi blatera di tornare al nucleare, bocciato con un referendum popolare appena 8 mesi fa, mentre qualcuno propone nuovi rigassificatori, non tenendo conto che il rigassificatore di Rovigo funziona al 20% della sua capacità proprio a causa del maltempo.

Il nostro Paese non ha certo bisogno di più rigassificatori, visto che può ricevere più gas dall'Algeria, dalla Libia e dall'hub di stoccaggio del gas austriaco. Non siamo alla canna del gas: secondo i dati diffusi da Snam Rete Gas possiamo reggere ancora 20 giorni anche ammesso che i consumi rimanessero a livelli record. Nel 2006 l’Ucraina bloccò l’85% delle forniture di gas russo all’Europa, in guerra con la Russia sul passaggio del gas, e l’Italia attinse dalle riserve strategiche senza nessuna interruzione di fornitura alle aziende e senza dover mettere in esercizio le centrali elettriche a olio combustibile.

Che l'allarme gas sia strumentale e non reale? Oggi l’Italia può produrre il doppio di energia del massimo picco di domanda mai raggiunto: il picco di potenza è di 55GW, mentre le centrali possono produrre fino a 105 GW. Quello che dovrebbe fare è ridurre la dipendenza dall'estero, da cui dipende per il 90%, mentre il 10% di produzione nazionale deriva dalle fonti rinnovabili. Nel 2020 l'Italia dovrà soddisfare il 17% dei propri consumi elettrici da fonti rinnovabili e questo perché dobbiamo abbassare le emissioni che alterano il clima.

Siamo però ancora lontani dal raggiungimento di questo obiettivo che ci viene richiesto dall'Unione Europea e continuiamo a “fossilizzarci” sui combustibili fossili. Poco si fa sul fronte dell'efficienza energetica degli edifici, quando questi assorbono circa il 40% dei consumi energetici. Il fatto che le basse temperature abbiano comportato un aumento del 40% dei consumi di gas la dice veramente lunga sullo scarso isolamento delle nostre abitazioni.

Gabriele Salari
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