Giappone: "Pericolo per la salute"

Arrivano le prime ammissioni del Governo di Tokio. Ma lo scienziato dice: "Non sarà una seconda Cernobyl".

Fukushima, come una pentola a pressione

15/03/2011
Una delle squadre di emergenza al lavoro a Fukushima.
Una delle squadre di emergenza al lavoro a Fukushima.

La centrale di Fukushima è composta da 8 unità per circa 5 gigawatt di potenza. Potrebbe soddisfare da sola un decimo del fabbisogno italiano di energia elettrica e rappresenta un quarto della produzione di energia nucleare in Giappone. Costruita nel 1966, la centrale utilizza dei reattori Bwr (Boiling Water Reactor).  

     Può essere paragonata a una gigantesca pentola a pressione. Le esplosioni controllate di cui si è parlato sono come le valvole di sfiato della pentola che ne impediscono l'esplosione. Il nocciolo di un reattore Bwr è immerso nell'acqua e diventa molto caldo. L'acqua lo raffredda e allo stesso tempo trasporta via il calore, di solito sotto forma di vapore, per far girare delle turbine che generano elettricità. Se l'acqua non arriva più, nasce il problema. Il nocciolo va in surriscaldamento e sempre più acqua si trasforma in vapore. Il vapore causa una forte pressione nella camera interna del reattore: se il nocciolo, che è di metallo, diventa incandescente, tende a sciogliersi e alcune parti possono infiammarsi.  

     Se il nocciolo si scioglie completamente, buca il fondo della camera interna e cade sul pavimento della camera di contenimento che è progettato apposta per evitare che il contenuto del reattore penetri all'esterno. Ma non è detto. Possiamo dire che è come una petroliera che, per essere più sicura, ha un doppio scafo, ma questo di per sé non ci garantisce dal rischio di sciagure petrolifere. 

     A Fukushima si è visto che non sempre si riesce a mantenere il controllo del sistema. Il terremoto ha fatto spegnere automaticamente i reattori in funzione, ma ha anche tolto la corrente alle pompe che facevano fluire l'acqua di raffreddamento del nocciolo. I generatori diesel si sono attivati per ovviare al blackout, ma sono partiti in ritardo rispetto all'interruzione di corrente, generando il surriscaldamento del reattore.  

    Come sono i quattro reattori Epr (European pressurized reactor) di tecnologia francese che dovrebbero essere installati nel nostro Paese? E' vero che hanno un ulteriore edificio di contenimento che dovrebbe limitare i danni dell'eventuale fusione del nocciolo, ma in sostanza sono ancora reattori convenzionali? “Il combustibile è lo stesso, la tecnologia più avanzata consente però di usare al meglio il calore prodotto e si prevengono incidenti di questa natura con metodi più sofisticati”, spiega Valerio Rossi Albertini, dell’ Istituto di struttura della materia del Cnr.  Forse, insomma, non corriamo gli stessi rischi del Giappone e tra dieci anni (questi i tempi più ottimistici) il 6% del nostro fabbisogno elettrico potrebbe arrivare da quattro centrali nucleari. Sempre che gli italiani con il referendum di giugno non decidano diversamente.    

Gabriele Salari
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