09/05/2012
L’ultimo in ordine di tempo è il professor Emilio Perondi, docente di Analisi matematica alla facoltà di Architettura di Firenze, morto il 14 gennaio 1978 a Fiesole. Finalmente, dopo 34 anni dalla morte e dieci di battaglia da parte dei familiari, è stato riconosciuto che il professore, che si rifiutava di dare il 18 politico ai suoi studenti perché “se non siete preparati poi i ponti crollano”, è una vittima del terrorismo.
Minacciato, aggredito, malmenato, oggetto di vari attentati ai danni suoi e della sua casa, il professore era morto di tumore nell’ospedale di Camerata. Sui muri della facoltà, nei giorni precedenti il suo decesso, era apparsa una caricatura con la scritta «Perondi muore». E, il 4 marzo 1978, il quotidiano Il Giornale pubblicava l’articolo “Rivendicata come vittoria politica la morte per tumore di un docente”. Dieci anni di intimidazioni a partire dall’aprile del 1968 avevano minato la salute di un docente che quotidianamente era costretto a leggere sui muri dell’università minacce contro di lui. Lezioni interrotte, bombe motolov, sequestri in aula del professore con processi sommari da parte degli studenti, intimidazioni di vario genere, aggressioni che lo costringono più volte a ricoveri in ospedale.
E una lunga scia di minacce anche ai colleghi del professore «Studente bocciato professore massacrato», si continua a leggere sui muri dell’università dopo la sua morte. E ancora, contro il professor Cavallo: «Cavallo, attento, Perondi insegna». Una storia dimenticata di quegli anni che torna oggi alla memoria grazie anche alla sensibilità del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che oggi ha accolto al Quirinale la figlia Nicoletta, che tanto si è battuta perché non venisse dimenticata la storia coraggiosa di un padre e di un professore che credeva fino in fondo alla sua missione di docente.
Annachiara Valle