26/01/2013
Il cassonetto in cui, a Bologna, è stata ritrovata la neonata.
“Cara Maria Grazia, sei stata buttata nei rifiuti sotto la mia finestra, vicino alla mia casa”. Comincia così la lettera che il cardinale Carlo Caffarra ha scritto alla piccola abbandonata giusto una settimana fa in un cassonetto della spazzatura, a pochi metri dal cortile dell’arcidiocesi. L’arcivescovo di Bologna, con queste parole cariche di commozione, interpreta così lo sgomento di tutta la città.
“Eri diventata qualcosa di troppo, un di più di cui bisognava disfarsi”, continua il cardinale, “come è potuto accadere? Perché non sei stata guardata con gli occhi dell’amore, forse resi ciechi da un indicibile dramma. E quando non guardo l’altro con questi occhi, esso diventa un residuo da cui liberare la realtà. Un rifiuto di cui disfarsi”. Caffarra ricorda poi “i due uomini buoni”, il barista e il garagista, che sabato scorso hanno sentito il pianto flebile della bimba e l’hanno tratta in salvo, pensando si trattasse di un cucciolo abbandonato.
Oggi la neonata che, stando al parere dei medici, al momento dell’abbandono era stata partorita da poco, gode di buona salute. Nei tempi stabiliti dalla legge il tribunale dei minori potrà avviare le pratiche d’adozione. Intanto il personale del Policlinico Sant’Orsola l’hanno chiamata Maria Grazia, dal nome della dottoressa che le ha prestato i primi soccorsi. Gli investigatori invece stanno cercando di dare un nome alla madre e un perché alla tragedia di un abbandono che presenta i tratti di una inaudita crudeltà. La bimba infatti era stata praticamente condannata a morte, all’interno di una borsa chiusa da una zip, in un vicolo chiuso tra le case, dove difficilmente passa qualcuno.
“Il tuo vagito vale più di tutti i nostri calcoli egoistici, perché ha gridato che nessuna persona può essere rifiutata”, scrive il cardinale, “ci ha ricordato che l’intero universo è meno prezioso di te, anche quando vagivi in mezzo ai rifiuti: è meno prezioso di una sola persona umana”. La lettera si chiude con un grazie. “Grazie, piccola bambina, perché ascoltando il tuo pianto ho imparato ancora più intimamente cosa significhi essere padre”.
Simonetta Pagnotti