22/05/2010
La formazione tipo dell'Inter di Mourinho.
L'Inter di Mourinho portoghese che a Madrid si gioca la Champions League contro il Bayern Monaco è più forte di quella che furoreggiava in Coppa dei Campioni sotto la guida di Helenio Herrera, francese di passaporto ma ispanico di testa e cuore? Quell'Inter degli anni Sessanta fu detta Grande Inter, e ci sono suoi tifosi i quali sostengono che soltanto due squadre in Italia hanno il diritto al”Grande”, il Torino finito nello schianto di Superga e appunto quell'Inter.
La ricordo bene, perché l'ho molto vista e diciamo pure analizzata. Era assai italiana, anche per via delle leggi limitatrici di allora: in fondo il suo solo grande straniero fu lo spagnolo Suarez, Jair brasiliano recitò una parte importante ma non determinante, e altri si limitarono a comparsate o poco più. Gli italiani erano base e vertice, si chiamavano Sarti, Burgnich, Facchetti, Picchi, Guarneri, Tagnin, Bedin, Mazzola, Corso, Domenghini... Farcivano la Nazionale. Erano spettacolari e pratici, a seconda delle esigenze. Erano sottomessi al loro allenatore (fuorché Picchi che un po' pativa il ruolo spesso inoperoso di libero) più di quanto gli interisti attuali lo siano a Mourinho.
Il presidente Moratti inteso come Angelo padre di Massimo avrebbe comprato tutto il mondo dei campioni, ma non si poteva. Ingaggiò il manager Allodi che sapeva spupazzarsi bene avversari, giornalisti, persino arbitri, e che comunque stava un anno luce davanti ai suoi omologhi per sapienza di gestione, culto delle pierre e altre cosucce vitali.
Non si possono fare paragoni fra i due organici per via della differente possibilità di accesso e uso del mercato. La scienza medicochimica ci pare aver dato la stessa mano ai due, Herrera più Cagliostro, Mourinho meglio assistito. Per il resto, Mourinho è Herrera quasi spaccato, meno istrione, persin più attore. L'Inter di Herrera era forse un po' più divertente durante la partita. Quella di Mourinho diverte di più prima e dopo, per la gestione dell'attesa, del successo e anche dell'insuccesso. Come simpatia, vincono i giocatori di allora: ma è facile, erano meno ricchi.
Gian Paolo Ormezzano