02/02/2011
Manifestazione contro Berlusconi, in piazza della Scala a Milano.
Per esprimere con estrema concisione
un qualsiasi giudizio sulla situazione
politico-istituzionale italiana basta ricordare
quello che sta avvenendo questa settimana:
il Parlamento affronta l'approvazione
della legge "milleproroghe" alla Finanziaria
2011 e quella del decreto sul fisco municipale,
uno degli atti fondativi del federalismo
fiscale, mentre la Procura di Milano sta per
chiedere al gip del relativo Tribunale il giudizio
immediato per i due reati, fin troppo noti,
del "caso Ruby" che sarebbero stati commessi
dal presidente del Consiglio e alcuni
suoi presunti complici.
Questa coincidenza cade in un momento
in cui si registra il massimo dissenso dentro
le più importanti cariche e istituzioni
del Paese (le presidenze delle due Camere, il
Governo, la Corte costituzionale, il Consiglio
superiore della magistratura), mentre di giorno
in giorno aumenta l'inquietudine del capo
dello Stato e sono addirittura coinvolti
nella polemica sulla "questione morale" i
rapporti fra Stato e Chiesa. Una situazione
che non si è mai verificata nella storia della
Repubblica, proprio mentre si celebra il centocinquantenario
dell'Unità d'Italia, che sarebbe
stato, in altre condizioni di spirito collettivo,
l'occasione buona per discutere il passaggio
al federalismo.
A questo proposito si può osservare come
il rischio incombente di elezioni anticipate,
poco desiderate sia dalla risicatissima maggioranza
berlusconiana (esclusa la Lega) sia
dall'opposizione, comporta a sua volta il pericolo
che nelle Camere aumenti il peso decisionale
proprio del Carroccio e, per conseguenza,
una nuova ragione di crisi nel Centrodestra,
fra i suoi parlamentari centromeridionali
e quelli settentrionali. Quando chi conosce
un po' di storia patria sa bene che la
Lega avrebbe potuto trovare sostenitori
più convinti fra gli eredi dei cattolici "popolari"
sturziani, autonomisti e non "di destra",
e fra i riformisti democratici (della sinistra
postmarxista, per intenderci) che fra i
nazionalisti e i centralisti della tradizione della
destra liberale e del fascismo.
Comunque vadano le cose, è certo che la
spaccatura attuale del Paese non è di natura
politica in senso tradizionale, ma del tutto
personale, e ruota intorno alla figura del
premier, Silvio Berlusconi, sulla quale le
due parti opposte concentrano il bene e il
male. Tanto che si parla di una molto ipotetica
alleanza "costituente" fra partiti naturalmente
anche molto diversi fra loro, solo per "far fuori" il Cavaliere. E quando sia dentro
la Chiesa che fra quella esigua parte di cittadini
dove ancora si discute di che cosa siano la
storia nazionale, le istituzioni, il rispetto reciproco
degli interessi compatibili con il bene
comune, si raccomanda una maggiore calma
e freddezza nei giudizi, non tutti si dicono
d'accordo e chi più urla, come nei talk show
televisivi, più crede di aver ragione.
Beppe Del Colle